di Luca Fiorucci
Lacrime e abbracci quando, dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, il presidente Paolo Micheli ha letto il dispositivo della sentenza che ha riconosciuto innocenti l’allora capo dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Maurizio Improta, l’allora capo della squadra mobile, Renato Cortese, e i funzionari dei rispettivi uffici, Vincenzo Trama e Stefano Leoni, e Luca Armeni e Francesco Stampacchia, e il giudice di pace Stefania Lavore. I giudici, affermando che il fatto non sussiste, sia in relazione all’ipotesi di sequestro di persona che di falso (per i quali sarebbe comunque sopraggiunta la prescrizione), hanno riconosciuto la correttezza dell’operato dei poliziotti nell’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukthar Ablyazov, nel maggio del 2013. Il 14 ottobre 2020, il Tribunale di Perugia, in primo grado, aveva condannato a cinque anni di reclusione Renato Cortese, Maurizio Improta, Luca Armeni e Francesco Stampacchia, mentre Vincenzo Tramma e Stefano Leoni erano stati condannati, rispettivamente, a 4 anni e tre anni e mezzo. Due anni e sei mesi la condanna per l’allora giudice di pace Stefania Lavore. Gli imputati, ad eccezione del giudice di pace, erano stati riconosciuti colpevoli anche del reato di sequestro di persona. Per il Tribunale di Perugia, si era trattato di un "rapimento di Stato". Corrette, invece, le procedure secondo il Viminale.
Ad attendere la sentenza con i poliziotti (Cortese arrestò Provenzano, Improta è stato questore di Palermo), oltre ai parenti, anche numerosi colleghi e collaboratori arrivati da tutta Italia. Lacrime di gioia dopo quasi dieci anni trascorsi con il peso di essere ritenuti dei servitori dello Stato non all’altezza del giuramento fatto. Per la Corte d’Appello in quei giorni di fine maggio del 2013 le cose andarono in modo diverso. "Un pensiero a mio padre che ha avuto il mio stesso destino" ha detto, commosso, Maurizio Improta. Per l’avvocato Ester Molinaro che con il professor Coppi ha assistito Renato Cortese "è stata scritta una pagina di giustizia"