
Gubbio, il progetto ha preso forma dalla sinergia tra il Centro missionario e il Sistema di accoglienza
Lo sport come mezzo di integrazione, il linguaggio universale del calcio per riuscire ad abbattere le barriere culturali, di bandiera o linguistiche che ostacolano l’inclusione di chi cerca un futuro migliore. Questa è l’essenza di Casa Sport, il progetto che ha preso forma grazie alla sinergia tra il Centro missionario e il Sai di Gubbio, sostenuto da partner come la cooperativa sociale Corinzi 13, e che ogni giovedì sera, dallo scorso novembre, permette di scendere in campo a una ventina di ragazzi: dieci accolti dal Sai e una dozzina di giovani eugubini. Con la “scusa“ del calcio, insomma, si mette in pratica la volontà di integrazione e condivisione. Non solo di un campo di calcio, ma di esperienze e storie personale. Anche un’occasione di crescita, in questo senso, per tutti i ragazzi che prendono parte al progetto.
Il nome, Casa Sport, è già un programma, perché questo progetto nasce dalla necessità crescente di creare aperture laddove spesso si trovano solo chiusure: un’idea nata durante una serata dedicata alla Giornata mondiale del rifugiato, con la volontà di aprire nuove possibilità a chi vive "chiuso dentro", come raccontava il libro presentato da Luca Rondi sui Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) italiani. Così prende forma questo luogo informale, una Casa appunto, libero e spontaneo in cui persone accolte e giovani del territorio potessero incontrarsi davvero.
A seguire i ragazzi ci sono un allenatore qualificato e da uno psicologo specializzato nell’uso dello sport come strumento educativo. Il percorso, ovviamente, non è lineare ma segnato da varie difficoltà: trovare un campo adatto (in foto quello dell’impianto sportivo di Zappacenere), rendere stabile e strutturato il progetto, aprirsi ai tornei e a nuove collaborazioni. Quello che però non manca è la determinazione e la passione per credere in un’idea che fa bene alla socialità, che fa credere in un futuro più aperto e in una migliore integrazione.
Mettersi in contatto con loro è semplice, basta chiamare il numero telefonico 3389621943 o scrivere una mail a [email protected]. L’appuntamento è per ora fissato per fine estate: sarà l’occasione per ascoltare le storie di questi ragazzi, per dare voce ai loro sogni. E magari iniziare a progettare i prossimi mesi, per un altro anno di sport e condivisione, oltre ogni steccato.
Federico Minelli