
"Nell’emergenza lo smart working per i dipendenti pubblici è stato l’unico strumento possibile per le amministrazioni pubbliche per continuare a offrire servizi e non bloccare la ‘macchina’. Ritengo però che non sia lo strumento adatto nell’ordinarietà, poiché c’è un rapporto diretto con i cittadini e tra lavoratori che non può mancare: la presenza in ufficio è insostituibile e necessaria".
Luciano Bacchetta, sindaco di Città di Castello (quarta città dell’Umbria) e presidente della provincia di Perugia, va controcorrente. Sindacati e amministratori sembrano infatti propensi a continuare, nelle dovuto maniere e con un’organizzazione efficace, il lavoro da casa. "Quello dell’emergenza è stato un momento particolare, eccezionale direi, grazie al quale si è potuto applicare in maniera proficua il telelavoro, che resta una risorsa straordinaria. Ma adesso bisogna tornare in ufficio". Bacchetta racconta che "a Città di Castello è già rientrato il 70% dei dipendenti, mentre in Provincia il ritorno in sede risulta più lento. Ma ci sono altri elementi di cui il sindaco tifernate è convinto: quello ad esempio dell’indotto che creano i lavoratori nel momento in cui lavorano in sede. Un indotto che riguarda bar, ristoranti, mense ed esercizi commerciali. "Questo non riguarda solo le amministrazioni pubbliche – precisa il numero uno della Provincia –, basti pensare a quanto muovono dal punto di vista economico in un quartiere o in un zona alcune categorie di lavoratori: elemento tutt’altro che secondario". C’è un poi un fattore determinante, secondo Bacchetta, di cui tener conto: la "parità" tra lavoratori.
"C’è un messaggio che deve essere chiaro: i lavoratori sono tutti uguali. Se lo smart working viene esasperato, si rischia di alimentare quel luogo comune sui dipendenti pubblici che sarebbero meno produttivi degli altri, cosa che non penso assolutamente. Questo va evitato. I sindacati devono esserne consapevoli: c’è gente che da qui a qualche settimana rischia di perdere il posto e quindi i messaggi non devono essere contradditori. Ho letto dichiarazioni a favore dello smart working che sembrano eccessive. Lungi da me far polemica – precisa – ma ribadisco che nell’ordinarietà il telelavoro non è utile per una serie di motivi". Certo, va detto che lo smart produce positività dal punto di vista ambientale: meno gente in giro, meno traffico, meno inquinamento. "Sono d’accordo – aggiunge il presidente della Provincia –, però guai a banalizzare: le fabbriche per funzionare hanno bisogno di persone, il miglioramento della qualità ambientale va perseguita anche con altre iniziative, non banalmente con quella di lasciare la gente a casa".