Bòtte e umiliazioni alla fidanzata. Pregiudicato finisce in carcere

La madre di lui chiama la polizia. Per la ragazza anche pasti consumati chiusa in camera, come Cenerentola

Bòtte e umiliazioni alla fidanzata. Pregiudicato finisce in carcere

Bòtte e umiliazioni alla fidanzata. Pregiudicato finisce in carcere

Ancora casi di violenza su compagne o ex. La polizia ha arrestato per maltrattamenti in famiglia un pregiudicato 35enne che da un anno picchiava la convivente. E’ stata la madre dell’uomo a chiamare la Questura, denunciando che il figlio stava prendendo a schiaffi la fidanzata. All’arrivo degli agenti la coppia era ancora in casa, alla periferia cittadina, con la giovane donna, tremante, che presentava un evidente livido al mento. In manette è finito un ucraino, pregiudicato per spaccio di droga e resistenza a pubblico ufficiale. E’ stata la ragazza a riferire ai poliziotti di essersi trasferita in quella casa con la madre e il patrigno di lui da oltre un anno, ma dal marzo dell’anno scorso erano cominciate le violenze. Minacce e insulti, ma anche calci, pugni e mani strette intorno al collo. Un calvario, con pestaggi e umiliazioni ripetute durante la settimana. Lei aveva provato a lasciarlo, ma lui le aveva detto che nel caso si sarebbe ucciso. Intanto beveva e la perseguitava. Tra le umiliazioni, il fatto che la fidanzata dovesse consumare i pasti da sola in camera, mentre lui, patrigno e madre si riunivano in soggiorno. Una sorta di “Cenerentola“, la povera fidanzata, a cui il 35enne impediva ogni contatto esterno. Una storia di sopraffazione che ha disgustato anche la madre dell’uomo, arrestato in flagranza di reato e condotto in carcere. Sospesa la pratica di aggiornamento del permesso di soggiorno, con la polizia che ha chiesto ai giudici l’autorizzazione per l’immediata espulsione.

In un altro episodio, è finito in manette un tunisino 40enne, per violazione del divieto di avvicinamento all’ex compagna. E’ stato il braccialetto elettronico applicato all’uomo a mandare il segnale alla sala operativa della Questura. Una pattuglia della squadra volante ha subito perlustrato le zone dell’abitazione della donna e del suo luogo di lavoro, ma dell’uomo nessuna tracia. Contattato al telefono, si è giustificato dicendo che si trovava dal suo avvocato e che era stato costretto a parcheggiare nelle zone a lui interdette per raggiungere lo studio del legale. Spiegazione che non ha convinto poliziotti e magistrati: per l’uomo sono scattati gli arresti domiciliari.

Ste.Cin.