
Un momento della protesta
Bar, pizzerie, ristoranti, locali vogliono "certezze", ma soprattutto chiedono di "riappropriarsi del loro futuro". In concomitanza con l’Assemblea nazionale Fipe di Roma, anche l’Umbria è scesa in piazza per fare le sue richieste alla politica. Imprenditori del settore ristorazione e bar hanno animato un presidio in piazza Italia per ricordare alla Regione e alle istituzioni locali la necessità di "un impegno concreto e non più dilazionabile". Una delegazione è stata ricevuta dai consiglieri Vincenzo Bianconi, Tommaso Bori, Thomas De Luca, Paola Fioroni, Andrea Fora, Valerio Mancini, Eleonora Pace, Stefano Pastorelli, Marco Squarta.
"I consiglieri – riporta la Fipe – hanno dichiarato disponibilità nei confronti delle richieste delle nostre imprese e hanno impegnato la Regione a lavorare concretamente su questo fronte". A rischio ci sono almeno 1.500 imprese in Umbria, e migliaia di lavoratori. "Così non si può andare avanti. Le risposte devono arrivare ora, e mettere in condizione le imprese di ripartire presto e con il piede giusto". Il comparto vuole una data per rialzare le saracinesche e un piano per farlo in sicurezza. "Siccome hanno dato fondo a tutte le loro risorse per cercare di sopravvivere in questo durissimo ultimo anno – incalza il presidente Romano Cardinali – i colleghi si aspettano dalla politica un aiuto vero e concreto anche dal punto di vista finanziario e uno stop alla tassazione che continua a correre, anche con le aziende chiuse. Il rischio è che si inneschi una spirale ancora più drammatica e pericolosa: le imprese non hanno le risorse necessarie per far fronte ai pagamenti che, nonostante l’emergenza, vengono richiesti. Così finiscono nelle liste dei cattivi pagatori e possono essere per questo esclusi da eventuali bandi pubblici. Alcuni cadono nella ragnatela degli usurai: una prospettiva possibile, come ha ricordato nei giorni scorsi anche il presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, Fausto Cardella. Ciò che abbiano ottenuto finora – conclude Cardinali – è del tutto inadeguato e insufficiente". Il pressing: programmare una riapertura delle attività sia a pranzo che a cena, non oltre il 24 aprile, con prenotazione obbligatoria per garantire la massima sicurezza. Mentre ai Comuni si caldeggia l’esenzione totale dal pagamento di Tari e Imu per il 2020 e per i primi tre mesi del 2021, e una rimodulazione di tributi e tasse locali sulla base delle condizioni in cui si troveranno ad operare le imprese, fino alla fine del periodo di crisi. Stop alle sagre per tutto quest’anno.
Silvia Angelici