"Quello che succede nel mondo ci riguarda sia perché la carità impone a noi cristiani di tenere lo sguardo fisso sui problemi dei fratelli, sia perché risorse importanti vengono investite nell’ industria delle armi piuttosto che in ambiti fondamentali come la sanità". È uno dei passaggi dell’omelia di ieri mattina del vescovo Domenico Sorrentino, in occasione della solenne concelebrazione in onore del patrono san Rufino; presenti le autorità civili e militari. Un momento per affrontare i temi che attanagliano la società. "La Chiesa – ha detto il vescovo – non è un recinto chiuso ma un luogo in cui si raccolgono gioie e dolori dell’umanità".
Poi l’evidenza di alcune criticità: "Le guerre, il cambiamento climatico, le conseguenti migrazioni, la fede sferzata di una cultura neo-pagana la crisi della famiglia, con le case cristiane che si arrendono alla prassi della convivenza provvisoria e non benedetta, la denatalità che deprime e priva del futuro". Con la richiesta di uno scatto di entusiasmo. "Il programma pastorale che sto per darvi a settembre – ha detto il vescovo – e che è stato elaborato dai consigli pastorali delle due diocesi sorelle affidate alla mia cura, è un progetto fondamentalmente missionario. Chiede di prendere le distanze dal modello clero-centrico delle nostre parrocchie, facendo nostro senza indugi il modello ‘familiare’". Le celebrazioni per San Rufino, primo vescovo e martire, cominciate domenica sera con la veglia di preghiera, la processione con il busto del Santo e la benedizione della città in piazza del Comune si sono concluse poi nella serata di ieri, in Duomo, con il concerto del coro e dell’orchestra della Cappella musicale di San Rufino.
M.B.