REDAZIONE UMBRIA

Alla Pallotta soltanto i ruderi dell’Università Uffici chiusi da 12 anni, la beffa del cartello

Segreterie sbarrate nel 2009 dopo una ristrutturazione costata milioni: problemi di staticità del tetto e sicurezza antisismica. All’interno scatoloni, resti di tubature e bombole di gas abbandonate. Ma allo svincolo di Piscille un segnale stradale ancora le indica

di Roberto Borgioni

PERUGIA

La prima beffa arriva all’uscita di Piscille sul Raccordo. In bella vista, lungo via Assisana, c’è il cartello stradale che segnala ’Centro Immatricolazioni UniPg’, indicando anche la direzione: rotatoria della Pallotta. Peccato che un paio di chilometri dopo, una volta giunti a destinazione, non ci sia alcun ufficio ma solo una sorta di rudere. Una palazzina abbandonata, nonostante sia stata ristrutturata e riaperta nel 2004 nell’ex concessionaria Fiat, con un milione di euro di investimento più spese successive. Nel 2009, quei 1500 metri quadrati destinati a servizi per gli studenti sono stati però sbarrati: la palazzina, in seguito ai controlli sulla sicurezza, non rispettava le norme antisismiche e anche il tetto aveva problemi di stabilità.

Quindi, dodici anni fa, vennero tirate giù di nuovo le saracinesche. Che non sono state più riaperte. E oggi, quella struttura davanti alla rotatoria di via della Pallotta è un monumento al degrado, allo spreco di denaro pubblico e all’assurdo. Basta entrare nel parcheggio e sì,l’immagine è subito nitida. I gradini e il piazzale sono diventati terra fertile per rovi, erbacce e sporcizia assortita. Inferriate e sbarre chiudono tutto, le vetrate all’ingresso sono diventate di color grigio piombo. L’intonaco è scrostato e gli infissi – che pure erano nuovi – si sono riempiti di ruggine dopo 12 anni di strenua resistenza nel nulla. Rimane sui muri qualche chiazza che ricorda i fogli appesi dagli studenti fuori sede in cerca di affitto da condividere.

Se questa è la facciata, ai lati non va meglio. A destra la parete è piena di scritte, le sterpaglie avanzano e c’è pure una macchina incidentata e abbandonata lì chissà da quanto tempo. Sicché suona quasi beffardo un altro cartello all’entrata sbarrata, che dice: "Ingresso riservato al personale". Ma al personale di cosa, se non c’è più nulla?

Sul lato sinistro della palazzina stessa triste musica: l’intera parete è ammuffita, in qualche punto non trasmette certo sensazioni di sicurezza. E’ ricoperta di murales, segno che comunque qualcuno frequenta la zona. Poi, scendendo, compare una specie di magazzino. All’apparenza sembra un mix tra un archivio universitario e un deposito di rifiuti. Dalle vetrate sporche si intravedono migliaia di cartelle, scatoloni gettati in terra, sedie pieghevoli. Ci sono persino resti di tubature e vecchie bombole di gas.

Si torna nella piazza. Dietro il bancone del bar Tuderte, storica attività rimasta aperta nonostante tutto, resiste Sante Romanelli, da decenni un riferimento del quartiere. "Questa – dice con un sorriso amaro – è una zona abbandonata da Dio e dalle istituzioni. Spesso compaiono le solite figure losche e poi si riesce a lavorare solo con i clienti di passaggio, ma è poca roba. Tra un po’ dovrò chiudere anche io. Tra l’altro avevo chiesto il patentino per vendere sigarette, visto che il tabaccaio qui vicino ha mollato, ma i Monopoli non me l’hanno concesso. In questa zona serve qualcosa che porti movimento, perché dopo tanti progetti finiti nel nulla non si trova il verso. Almeno in quei pochi anni di apertura delle segreterie universitarie si lavorava bene, adesso invece siamo in ginocchio".

Davanti al bar c’è il distributore di carburante. A gestirlo Cristian Di Stefano, che solleva anche altri problemi: "A parte l’abbandono del quartiere, qui le strade sono piene di buche e non c’è sicurezza nemmeno per i pedoni, soprattutto d’inverno, perché dalla rotatoria a scendere l’illuminazione è scarsa e pure le strisce pedonali invisibili. Poi meglio lasciar perdere i fine settimana, perché qui intorno si vede di tutto. Con le segreterie universitarie aperte e maggiore movimento sarebbe cambiato molto. La presenza delle persone manda via i delinquenti...".