
Ancora violenza nei confronti del personale sanitario
Ancora violenza contro il personale sanitario. Violenza che, denunciano i sindacati, anche in Umbria sta diventando una drammatica consuetudine. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, si è verificato, alcuni giorni fa, al Santa Maria della Misericordia di Perugia. Luogo dell’episodio la sala d’aspetto del pronto soccorso. Dove un uomo, secondo quanto riferito, ha aggredito un medico e gli agenti della squadra volante intervenuti dopo la richiesta di aiuto arrivata dal nosocomio perugino. Secondo quanto reso noto dalla questura, gli agenti, una volta raggiunto l’ospedale, hanno appreso che l’uomo, in attesa di essere visitato e forse stanco di attendere, era andato in escandescenza, ribaltando una barella e aggredendo un medico. Avvicinato dal personale della squadra volante, il 31enne ha aggredito i poliziotti con pugni e, successivamente, con un’asta in acciaio divelta dal muro, riversando verso di loro la violenza riservata, in precedenza, al medico. Gli agenti e il medico hanno riportato lesioni personali giudicate guaribili in 8 giorni. Il 31enne è stato arrestato con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e, su disposizione del pubblico ministero, è stato posto agli arresti domiciliari in ospedale.
Guardando i dati, sottolinea Cristina Cenci, presidente regionale di Cimo Fesmed, membro dell’Osservatorio sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie, anche in Umbria si registra una escalation che si traduce in un +37% di casi nel 2024 rispetto al 2023. "Ad essere maggiormente colpite sono operatrici donna, della fascia di età che va tra i 30 e i 39 anni - spiega - Di questo totale, il 58% delle volte a farne le spese sono infermieri e infermiere, nel 25% dei casi medici. Il mattino dei giorni feriali è il momento più critico". Ma l’elemento che fa riflettere è un altro: "A rendersi responsabili di aggressioni, più o meno gravi, sono in particolare pazienti o i parenti. Pazienti non gravi che in ospedale, dove avviene il 60% delle aggressioni, non dovrebbero neanche arrivarci. Potrebbero e dovrebbero trovare risposte nei servizi territoriali. Invece, si rivolgono agli ospedali dove si trovano, spesso costretti a lunghe attese". Lunghe attese che creano, spesso e volentieri, le tensioni che sfociano in atti violenti. "Gli ospedali in Umbria sono tanti. Servono? Se servono devono essere messi nelle condizioni di funzionare al meglio. Manca personale, rapportato al carico di lavoro, in tanti reparti, con punte di criticità estreme. È necessario riorganizzare, banalmente adeguare gli spazi dove avviene il triage e adattare le sale d’aspetto dove i codici minori sono chiamati ad aspettare anche ore. Ci sono, a Perugia come a Terni, ma non solo, delle evidenti carenze strutturali. Purtroppo, come abbiamo sempre sostenuto, negli ultimi quindici anni, la sanità umbra è andata verso un graduale smantellamento dei servizi, senza realmente riorganizzare la rete ospedaliera. Dobbiamo invertire questo declino affrontando seriamente la questione delle strutture complesse prive di titolare, delle strutture semplici non assegnate, del personale e della capacità del sistema umbro di erogare cure e servizi di qualità ai cittadini".