
Al termine del match con il Bari scatta la festa per le strade del centro storico: Lungarno è l’epicentro. Migliaia di persone esultano dopo 34 anni di attesa. E don Claudio Bullo suona anche le campane.
Ci sono dei momenti nella vita in cui sembra che l’impossibile diventi possibile, che la fantasia si trasformi in realtà e persino le leggi della natura smettano di funzionare. Momenti, letteralmente, magici. E Pisa l’ha vissuta per una giornata: una magia capace di far tremare la terra su Ponte di Mezzo mentre le acque dell’Arno rimanevano immobili, di far andare le auto più lentamente dei pedoni, di colorare il cielo di nero, azzurro e rosso e di far vedere le bandiere al posto delle nuvole. Una magia creata dalla marea umana che ha invaso i lungarni con un solo pensiero nella testa e un battito nel cuore: il Pisa è in Serie A.
Non sono servite formule come “abra kadabra” o “alakazam” per iniziare. Solo un fischio, ripetuto tre volte: quello dell’arbitro Marcenaro che, sempre ignorando le leggi della natura, da Bari ha risuonato per centinaia di chilometri di distanza. Risalendo lo Stivale, nessuno lo ha sentito finché non è arrivato, squillante come una sveglia di prima mattina, nelle orecchie dei tifosi all’Arena, trasformandosi da un anonimo suono acuto e sottile alla melodia più dolce del mondo. L’incantesimo è stato lanciato: in un attimo le sedie dei bar di Borgo si sono svuotate e migliaia di persone hanno fatto capolino su Ponte di Mezzo. In meno di dieci minuti in tutta la città, più che le campane di Don Bullo che da Barbaricina annunciavano la promozione, risuonavano i clacson di auto e motorini che, bandiera nerazzurra sventolante dal finestrino, giravano sui lungarni a ribadire, come se non si sapesse, che era il momento di festeggiare la festa tanto attesa. E se si guardava dall’alto quel fiume nerazzurro di bandiere, sciarpe, magliette, amore che andava dal lungarno Pacinotti al Mediceo e da piazza XX Settembre a piazza Garibaldi, altro non era che la nostra croce. Chiamatela magia o no, non c’era migliore immagine di una croce nerazzurra per quella che è stata la festa di Pisa che, tra inni, cori, bandiere, fumogeni, spruzzi di champagne, bengala, strombazzate, clacson, ha fatto in modo, magicamente, di far urlare una città. È durata un pomeriggio, rimarrà una vita.