
Andrea Abodi a La Nazione: "Da presidente di Lega agii non solo per proteggere una città ma tutto il sistema"
"Ho vissuto la promozione del Pisa con emozione perché ricordo molto bene quella notte complicata durante la quale si salvò un club, la passione dei suoi tifosi e gli interessi di una città, ma anche la regolarità di un campionato che non mi rassegnavo a giocare a 21 squadre". Oggi Andrea Abodi è il ministro per lo sport e i giovani, ma allora, alla vigilia di Natale del 2016, da presidente della Lega B timonò la nave nerazzurra alla deriva nel porto sicuro delle mani di Enzo Ricci e della famiglia Corrado: "Credo che quello sia stato non solo un momento di svolta per Pisa, ma per tutto il sistema".
Perché?
"Perché mi presi la responsabilità di compiere una scelta tanto rischiosa quanto innovativa. Ovvero occuparmi per la prima volta nella mia vita e, soprattutto, da presidente di una Lega, di gestire un mandato a vendere di un club calcistico, una due diligence e una data room. Valutando le proposte di soggetti interessati, selezionandoli, facendo una scrematura secondo parametri che garantissero la maggiore stabilità possibile, lo ripeto, non solo al club ma anche, in quel caso, al campionato. E alla fine la scelta di Enzo Ricci, di Giuseppe e Giovanni Corrado è stata quella migliore. A loro va, con gli stessi sentimenti di allora, la mia riconoscenza. Il raccolto di oggi è frutto di quella semina".
La crisi del Pisa di Petroni contribuì a scoperchiare il vaso di Pandora fatto di troppi personaggi che nel calcio troppo spesso spspeculano sulla pelle di dipendenti e tifosi.
"Per questo sono contento per Pisa, come lo sarei stato per qualunque altro club. Perché in quel momento anche la famiglia Corrado ed Enzo Ricci avrebbero potuto farlo e invece hanno accettato di condividere con me fino in fondo il percorso che avevamo delineato, di salvaguardare la dignità di una città innamorata della sua squadra e di costruire con pazienza, un futuro solido al di là dei passaggi di proprietà che ci sono stati. Lo dimostra l’uscita di Ricci a beneficio di Knaster, con la permanenza nel club di un manager di grande qualità come Beppe Corrado, coadiuvato dalla competenza tecnica di suo figlio Giovanni, assorbita senza contraccolpi e continuando quel lavoro di costruzione paziente e determinato, iniziato negli anni precedenti".
Il calcio ha imparato la lezione?
"Oggi è il momento delle decisioni, delle scelte a beneficio della stabilità e del benessere del sistema calcistico. Occorrono i fatti. Lo dico da tempo e proprio la storia recente del Pisa è utile a declinare ancora meglio questo mio ragionamento. E’ il momento delle riforme per fare in modo che finisca il tempo del crescente indebitamento dei club, dei campionati condizionati da società che spariscono mesi prima della fine dei tornei o da avventurieri che puntano a pagare spesso in ritardo gli stipendi di giocatori e staff tecnici, per non incorrere nelle penalità, speculando però sulla pelle degli altri collaboratori che contribuiscono alla vita delle società. E’ per questo che ho fatto sentire la mia voce ogni volta che l’ho ritenuto necessario: perché, pur nel rispetto dell’autonomia federale, negli anni da dirigente sportivo ho acquisito le competenze per conoscere questo mondo e soprattutto perché non voglio, con il silenzio, rendermi complice di certe condotte".
Crede di esserci riuscito?
"Il lavoro non è finito e da ministro continuerò a lavorare in questa direzione, fornendo ogni supporto possibile, a condizioni date, a beneficio dello sviluppo delle infrastrutture - stadi e impianti di allenamento -, a sostegno degli investimenti nei settori giovanili, a supporto della diffusione del calcio femminile, partendo dal professionismo, dove ritengo ci sia un margine di crescita enorme e dove iniziano ad arrivare i primi risultati, sportivi ma anche culturali e sociali, seguendo esperienze di successo che in Europa sono ormai consolidate".
Il Pisa è in A: che messaggio manda ai suoi tifosi?
"Di godersi questo successo e di credere in questa società. I risultati sportivi sono sempre il frutto del lavoro competente e meticoloso, della passione dei tifosi, inesauribile e incondizionata, nella buona e nella cattiva sorte. La Serie A è un sogno coltivato anche quando la massima serie era lontana e adesso posso solo immaginare la felicità di una comunità che mi auguro possa festeggiare anche per altri obiettivi raggiunti: il centro di allenamento e lo stadio, a misura di rinnovata passione e nuove ambizioni".