Franco Trinci, maestro del motorsport dal 1992

Riferimento / Commissario sportivo regionale per tutte le categorie dell’Aci Sport, oggi mette in campo le sue grandi conoscenze per i giovani

Franco Trinci, a destra, in servizio in gara con il Delegato Regionale Luca Rustici

Franco Trinci, a destra, in servizio in gara con il Delegato Regionale Luca Rustici

Franco Trinci è una delle figure più di spicco dell’automobilismo pistoiese. Commissario sportivo regionale per tutte le categorie dell’Aci Sport, dalla regolarità ai rally, dalla velocità in salita al karting, è anche il referente per il territorio. Sempre presente sui circuiti, fa della sua esperienza e della sua preparazione, strumenti per istruire e preparare chi nutre la sua stessa passione. «Sono nell’ambiente dal 1992 – racconta –, quando presi la mia prima licenza. Da lì ho fatto tutta la gavetta: commissario di percorso, verificatore sportivo, segretario di manifestazione e infine commissario sportivo». Un percorso lungo, costruito con passione, che oggi lo porta a svolgere anche attività didattica: Trinci è infatti uno degli istruttori incaricati del rilascio delle licenze per i piloti. «A Pistoia facciamo corsi in tre lezioni. La prima la tiene un direttore di gara internazionale, la seconda io insieme al dottor Pasquali che si occupa della parte medica, e la terza la facciamo in un’officina dove i ragazzi imparano a indossare casco e cinture, ad attivare l’estintore, a capire davvero cosa significa sicurezza». Poi, sottolinea un aspetto molto importante: «Nel nostro sport la sicurezza non è un optional. È una priorità assoluta». Trinci segue da vicino anche i giovanissimi che si avvicinano al mondo del karting. «Si può iniziare già dagli otto anni. I primi sono buffi, piccolini, col “cascone” in testa. Purtroppo a volte sono i genitori a rovinare l’ambiente: urlano, si agitano, dicono cose che lo sport dovrebbe evitare. Lo si vede anche nel calcio, non è un problema solo nostro». Crescere giovani atleti consapevoli è, per Trinci, uno degli aspetti più gratificanti del suo lavoro: «La soddisfazione più grande è vedere un ragazzino migliorare, imparare il rispetto delle regole e degli altri. Chi bara, chi spinge fuori l’avversario, non ha capito lo spirito di questo sport». La disciplina infatti è fondamentale. «In pista si corre a 150-200 km/h, basta un attimo per farsi male. Qui non siamo tutti professionisti: la maggior parte la mattina dopo va a lavorare. Meglio rallentare e arrivare al traguardo che tirare troppo e rovinarsi». Nel suo lungo percorso, Trinci ha visto centinaia di gare: «Ricordarne una in particolare è difficile, perché in ogni manifestazione succede qualcosa di diverso. Quando tutto fila liscio è perfetto, ma se ci sono problemi, un permesso che scade, un incidente, un ritardo, allora la giornata si complica. Bisogna trovare soluzioni e portare a termine la gara, anche inventandosi qualcosa all’ultimo minuto». Un altro aspetto che lo preoccupa è la scarsa presenza di ricambio generazionale: «Oggi tanti ragazzi non hanno più la passione di una volta. Molti non hanno neppure la patente a 20 o 25 anni. Quando ero giovane, si aspettava con ansia di compiere 18 anni per guidare. Oggi manca quell'entusiasmo. Questo non è un mestiere, è tutto dettato dalla passione. Ci sono solo piccoli rimborsi spese, ma bisogna alzarsi alle sei del mattino e stare in pista fino alla sera. Se non hai passione, non reggi». La passione, appunto, è il motore di tutto: «Oggi sembra che esista solo la Formula 1. Ma come non tutti giocano nella Juventus, non tutti correranno a Monza. Il motorsport vero è anche quello locale, fatto di fatica, dedizione, passione pura. Bisogna tornare a valorizzarlo». Ancora sul concetto di passione, ha voluto concludere: «Tutte le passioni sono belle: la bici, la pesca, qualsiasi cosa. Ma il nostro sport ha qualcosa di unico. La velocità è affascinante».