
Una tradizione trasformatasi in avvenimento mondano dove fede e credenze si mescolano al folklore, per rinnovare il ricordo di un avvenimento epocale.
Storia o leggenda non importa, il culto del Volto Santo a Lucca è più vivo che mai. Una tradizione trasformatasi in un avvenimento mondano dove fede e credenze popolari si mescolano al folklore, per rinnovare nei lucchesi il ricordo di un avvenimento che ne ha cambiato per sempre il destino. Un racconto sempre affascinante, intriso di tante verità storiche.
Il Volto Santo è il frutto dell’opera e dell’ingegno di Simone, un discepolo di Gesù, guidato dalla mano di Dio, che riuscì a scolpire nel legno, l’immagine rimastagli impressa nella mente del Cristo morente sulla croce. Erano i tempi in cui la Palestina era messa a dura prova dalle persecuzioni ai cristiani e per metterlo in salvo da sicura distruzione, decise di affidarlo al destino e alle correnti del mare, caricandolo su una piccola imbarcazione, che lo avrebbe condotto verso un porto sicuro. Fu l’inizio di un lungo e avventuroso viaggio, cavalcando mari tempestosi e pericoli, che consentirono al Crocifisso di raggiungere, finalmente, Luni, dove avrebbe trovato un popolo devoto che lo avrebbe accolto con i giusti onori, riservandogli un trattamento degno del suo rango. Ma i prescelti non furono i lunensi, bensì i lucchesi, avvertiti in sogno dal messaggero del cielo. Nessuno potè avvicinare quella piccola imbarcazione fino all’arrivo del vescovo di Lucca che placò l’ira delle acque, prima di scoprire quale tesoro custodisse. mari in cerca di tesori. Non c’era oro ma qualcosa di più prezioso: un crocifisso di legno e alcune reliquie di Gesù, dal sangue, contenuto in due ampolline, alle spine di una parte della corona che ne aveva cinto il capo. Un tesoro così prezioso che richiedeva di finire solo in mano sicure. E il destino aveva scelto Lucca, la città toscana bianca per eccellenza, guelfa per scelta, la città dalle cento e passa chiese e dalla popolazione in stragrande maggioranza credente e cristiana. Nulla poterono le pretese dei lunensi contro il destino che, nella veste di due buoi scelti a trainare il carro sul quale era stato posto il crocifisso, messi di fronte alla scelta tra quale strada prendere, se quella verso Lucca o verso Luni, scelsero di puntare verso la nostra città. Da quel momento fu tutto più chiaro e i lucchesi senza perdere ulteriore tempo si incamminarono, in processione, pregando e scortando il Volto Santo fino alla basilica di San Frediano, seconda solo tra le chiese lucchesi al duomo e già in grado di ospitarlo per prima. Ma il destino non si era ancora del tutto compiuto. Pur con la dignità di un luogo privilegiato, il Simulacro dimostrò di voler stare in un posto ancor più degno del suo rango, scegliendo per sé la cattedrale di Lucca, sparendo per ben tre volte dalla chiesa di S.Frediano, "accettando" solo temporaneamente, la sistemazione in una chiesetta costruita in suo onore, proprio di fronte al duomo, la chiesa "Domini et Salvatoris".
Si trattò solo di un interregno durato poco più di un secolo prima di essere accolto con tutti gli onori del caso, nel duomo di S.Martino e prima di vedersi riconosciuto, molto più tardi, un posto privilegiato nel Tempietto realizzato dal più grande scultore lucchese Matteo Civitali. Da quel momento, per tutti, il Volto Santo fu il vero Re dei lucchesi.