L’abbraccio dei Bartalucci verso i fratelli Di Porto

Le famiglie mantennero un intenso rapporto di amicizia anche dopo la guerra

PISA

Nel maggio del 1943 le famiglie dei due fratelli Di Porto in seguito ai bombardamenti alleati, erano stati costretti a lasciare la città di Pisa. Dapprima avevano affittato un’abitazione nel paese di Caprona, a poche centinania di metri dalla Certosa di Calci, ma dopo otto mesi, nel dicembre 1943, dopo l’emanazione dell’ordine di cattura degli ebrei da parte della Rsi, avevano deciso di spostarsi in un luogo più sicuro.

Si erano rifugiati quindi nelle vicinanze di Montecatini Val di Cecina, nella fattoria Ligia. Alla fine dell’aprile 1944 però due carabinieri si presentavano alla fattoria e arrestavano i cugini Ugo e Sergio Di Porto. Ugo, quindicenne, fu rilasciato, ma Sergio fu invece trasferito al carcere di Volterra, da dove fu liberato solo dopo l’intercessione del federale di Pisa. Dopo quindici giorni, però il medico antifascista Marcello Guidi, che precedentemente li aveva riconosciuti come ebrei durante una visita, li avvertiva che dalla questura di Pisa era giunto un ordine di arresto e dunque li invitava a nascondersi.

La famiglia si divise e Settimio Di Porto con la moglie e i figli furono ospitati nel podere Le Tinte dalla famiglia Bartalucci, composta da Biagio e la moglie Armida e dal figlio Bruno e la rispettiva moglie Giacomina. La zona però era presidiata dai nazisti che occuparono il podere, ignorando l’identità ebraica dei Di Porto, che continuarono a vivere, dividendo una stanza con i Bartalucci. Per maggiore sicurezza però Bruno Bartalucci e Ugo Di Porto lasciarono l’abitazione e fuggirono in montagna, per non rischiare di essere catturati anche come renitenti alla leva.

I Bartalucci quindi ospitarono e assicurarono la sopravvivenza dei Di Porto dall’aprile al settembre 1944, quando la zona fu liberata. Anche dopo l’arrivo degli Alleati, la famiglia ebrea continuò però a vivere fino a dicembre presso i Bartalucci perché a Pisa la loro abitazione era stata bombardata. Le due famiglie si tennero poi sempre in contatto, mantenendo un intenso rapporto di amicizia.

Il 25 agosto 2003 Yad Vashem ha riconosciuto Biagio Bartalucci, Armida Bartalucci, Bruno Bartalucci e Giacomina Bartalucci come Giusti tra le Nazioni.