SIENA
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista, il 10 giugno del 1940, la famiglia Piperno, residente a Roma, aveva acquistato due abitazioni signorili nella campagna senese, come rifugio in caso di attacco da parte degli Alleati. Quando nel giugno 1943 Roma fu bombardata la famiglia si trasferì allora nelle ville di Siena, sfuggendo così anche al grande rastrellamento di Roma del 16 ottobre 1943. Una delle abitazioni confinava con quella del professor Mario Bracci, con il quale instaurarono un rapporto di amicizia.
Per la sua posizione accademica, il professor Bracci aveva conoscenze tra le autorità, così venne a sapere che il 5 novembre ci sarebbe stata a Siena una grande operazione di polizia che avrebbe portato all’arresto degli ebrei, e di ciò informò la famiglia Piperno, pregandoli di andarsene, promettendo loro che avrebbe provveduto ad aiutarli. Alcuni membri della famiglia trovarono rifugio in un’abitazione vuota, fatiscente, e sopravvissero soltanto grazie all’aiuto di Ettore Bonechi che, ogni notte, superando pericoli e posti di blocco, portava cibo e altre necessità. Un giorno fu fermato a un posto di blocco, perché le autorità avevano avuto una soffiata e siccome conosceva il capo pattuglia, fu lasciato andare. Altri componenti della famiglia cercarono rifugio ad Arezzo, dove si sistemarono in una chiesa.
I genitori di Rosanna Piperno inoltre, vivevano a Torino e dunque lei con la sua famiglia decisero di provare a oltrepassare le frontiere per andare in Svizzera. Con un gesto di coraggio e di radicale altruismo Ettore Bonechi fornì loro falsi documenti con il proprio nome e quello di sua moglie. Infine, il resto della famiglia tornò a Roma, grazie all’intermediazione del professor Bracci con il commissario di polizia di Siena Giuseppe Gitti, che fornì loro documenti falsi e li scortò personalmente con due macchine della polizia fino alla capitale.
Il 23 settembre 2007 Yad Vashem ha riconosciuto Ettore Bonechi come Giusto tra le Nazioni.