
Il presidente dell’Emilia-Romagna: "Con il nuovo Piano di sviluppo rurale investiremo in 5 anni quasi un miliardo per le produzioni del territorio. Un ruolo fondamentale è quello ricoperto dalle filiere agro-alimentari". .
Michele de Pascale*
BOLOGNA
L’agricoltura è una componente essenziale della nostra cultura, della nostra storia, del nostro equilibrio sociale: ogni volta che il mondo affronta crisi globali, ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale per la sicurezza alimentare sulle nostre tavole, la stabilità delle comunità e lo sviluppo.
Per la Regione Emilia-Romagna l’agricoltura rappresenta un presidio di valori, di economia e di futuro da tutelare e sul quale investire con convinzione. Con il nuovo Piano di sviluppo rurale investiremo nei prossimi 5 anni quasi un miliardo di euro per le produzioni del nostro territorio, di cui il 42% destinato all’implementazione di misure agroambientali, in particolare per l’adozione di pratiche agricole a basso input per la conservazione e il miglioramento della qualità delle risorse naturali e della biodiversità, per continuare la diffusione dell’agricoltura biologica e la produzione integrata.
Nel nostro modello agricolo un ruolo fondamentale è rappresentato dalle filiere agroalimentari. L’Emilia-Romagna è leader in Europa per numero e valore di prodotti DOP e IGP; dietro ogni marchio di qualità c’è una filiera che parte dalla terra, passa per la trasformazione, e arriva sulle tavole di tutto il mondo.
Un esempio emblematico è il Parmigiano Reggiano, che non è solo il nostro prodotto più celebre, ma anche un pilastro economico e sociale. Attorno alla sua produzione ruotano centinaia di caseifici, migliaia di allevamenti, comunità intere che trovano in questa filiera non solo una fonte di reddito, ma anche una ragione per rimanere e investire nei territori di montagna.
Allo stesso modo, il settore vitivinicolo racconta un’altra faccia del nostro saper fare. In Emilia-Romagna convivono realtà cooperative capaci di raggiungere grandi volumi di produzione e piccole cantine che puntano su nicchie di eccellenza. In questi anni abbiamo investito circa 100 milioni di euro per sostenere il comparto: dalle ristrutturazioni dei vigneti alla promozione sui mercati esteri; nel 2025 abbiamo in previsione l’impiego di altri 21 milioni di euro.
Le imprese agricole stanno attraversando da anni una vera e propria tempesta che ne riduce le capacità di reddito, scoraggia il ricambio generazionale e la possibilità di fare investimenti. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno determinato incontrollati aumenti dei prezzi e dei costi dei materiali, incidendo pesantemente anche nel comparto primario. Il settore agricolo è quello più danneggiato dagli eventi estremi causati dal surriscaldamento globale, basti guardare ciò che è accaduto alla nostra regione in questi anni tra siccità, alluvioni, gelate e fitopatie.
A questo scenario ora si aggiunge la minaccia dei dazi da parte degli Stati Uniti che rappresenta un pericolo reale per le nostre imprese. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dall’Europa per i nostri prodotti, in particolare per quelli di alta gamma; solo nei primi nove mesi del 2024 abbiamo esportato circa 725 milioni di euro di alimentari negli USA, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. L’eventuale imposizione di dazi metterebbe seriamente a rischio questi risultati.
Come Regione, ci stiamo impegnando per difendere l’accesso libero ai mercati, supportando le imprese nelle sedi istituzionali e partecipando direttamente alle principali fiere internazionali, come il Summer Fancy Food Show di New York, e ad Expo 2025 a Osaka, in Giappone. È evidente però che le iniziative messe in campo dalla Regione non possono essere sufficienti, ma serve un impegno deciso del Governo per intervenire in maniera coordinata a livello europeo.
Guardare al futuro dell’agricoltura significa anche investire in ricerca, innovazione e tecnologia. Non possiamo affrontare le sfide dei cambiamenti climatici, delle nuove esigenze di mercato, della sostenibilità ambientale senza un’agricoltura tecnologicamente avanzata. Il 5% delle risorse previste nel Piano di sviluppo rurale regionale è destinato alla ricerca e all’innovazione, per sostenere gli accordi e le azioni tra i centri di ricerca e le imprese, a soluzioni meccaniche sulle produzioni per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Accanto all’economia agricola e agroalimentare, si sta affermando con forza un altro fenomeno che racconta l’eccellenza della nostra terra: il turismo enogastronomico. Sempre più visitatori scelgono l’Emilia-Romagna attratti dalla qualità del cibo, del vino, delle storie che ogni prodotto porta con sé. È una nuova frontiera che vogliamo coltivare con cura, intrecciando sempre più il racconto del nostro territorio con quello delle nostre produzioni.
Investire nell’agricoltura significa investire nella qualità della vita delle nostre comunità, garantire cibo sano, paesaggi curati, economie locali vitali. Significa, soprattutto, avere una visione di futuro che mette al centro il lavoro, la terra, la sostenibilità.
* Presidente della Regione
Emilia-Romagna