
Il presidente della Regione Toscana punta sull’attrattività delle aree rurali e sulla crescita dell’agroalimentare come volano per l’economia. Con un occhio di riguardo all’imprenditoria femminile e ai giovani. .
Eugenio Giani*
FIRENZE
In Agrofutura la parola futuro si coniuga con agricoltura e con agroalimentare. Ed è importante perché oggi di futuro si può finalmente parlare in un settore, quello agricolo, che in tempi non lontani versava in una situazione di grave crisi, che sembrava anche una crisi di prospettiva, di fronte agli scenari di mutamento della società e dell’economia. La concorrenza di altri Paesi, lo spopolamento delle campagne, il mancato ricambio generazionale, lo spostamento degli investimenti e della ricerca verso altri settori, questi erano i temi all’ordine del giorno. E in ogni caso a condizionare la discussione erano il peso del passato e la necessità di resistere a cambiamenti troppo rapidi e troppo complessi.
Oggi, come dicevamo, si può invece nuovamente parlare di futuro e per la verità anche di presente, perché molta strada è già fatta, per aprire nuovi orizzonti. Questa di sicuro è l’esperienza che ci piace raccontare a proposito della Toscana, una regione dove non si è voltato le spalle alla tradizione, perché la tradizione è qualità, tipicità, sapori, competenze; ma dove la tradizione si è messa al servizio dell’innovazione e, viceversa, l’innovazione ha reso più forte la tradizione.
I dati ci dicono che il valore della produzione del settore agricolo della Toscana supera i 3,7 miliardi di euro, ma forse è ancora più significativo rammentare che sono quasi 20mila le aziende legate a 90 Dop e Igp di cibo e vino, con un fatturato di 1,4 miliardi di euro. Molte cose girano intorno a questi dati, perché ognuna di queste realtà non promuove solo un prodotto, ma anche una storia, un territorio, vorrei aggiungere anche un paesaggio: quel paesaggio toscano che oggi può godere di particolari tutele, ma che non è semplicemente natura, è il risultato di una paziente, faticosa, sapiente interazione con il lavoro dell’uomo, generazione dopo generazione, come ben testimonia l’opera di un pittore come Ambrogio Lorenzetti a Siena.
Per tutto questo abbiamo lavorato e continueremo a lavorare sull’incremento dell’attrattività delle aree rurali così come sulla diversificazione delle attività delle aziende. Per tutto questo abbiamo accolto con grande favore percorsi che sono emersi da vari territori toscani, per dirne uno il percorso che si è recentemente concluso per il distretto di Montalcino, puntando a un equilibrio vincente tra natura, cultura, impresa agricola.
In questo ambito rientra anche anche una sfida particolare, che noi abbiamo sintetizzato nel concetto di Toscana diffusa: un concetto ma anche un punto forte, qualificante, dell’azione del governo regionale in questa legislatura. Toscana diffusa, perché la Toscana non è solo Firenze, Pisa, Siena, non è solo le grandi città, ma è fatta di borghi, di città d’arte minori, di aree rurali e montane, che hanno una loro identità, una loro storia anche agroalimentare che si ritrova nella cultura del cibo.
Impegnarsi oggi nell’agricoltura e nell’agroalimentare significa davvero costruire futuro, come ho già detto, ma un futuro che riguarda tutti, anche chi non vive di questo e abita in città. Sono sempre più convinto che su questo terreno si debba davvero dare il meglio di se stessi: sfruttando tutte le risorse che sono disponibili anche a livello comunitario, analizzando bene scenari e opportunità, investendo nelle nuove tecnologie, perché oggi anche attraverso di esse passa la possibilità di difendere e migliorare la tradizione. Ma questo, ripeto, riguarda tutti: quando si parla di sviluppo rurale si parla di uno straordinario banco di prova per sperimentare il cambiamento e che riguarda, solo per fare due esempi, la salute e la sostenibilità.
Un titolo funziona se è in grado di offrire subito il senso di un avvenimento, anticipandone lo spirito e gli obiettivi. E AgroFutura funziona esattamente in questo modo, esprime una direzione, un’aspettativa, una sfida. Nell’ambito di questo Festival saranno molti gli argomenti trattati– dall’agritech alle filiere– ma uno mi sta particolarmente a cuore, quello che affronterà la presenza dell’imprenditoria femminile e giovanile in questo mondo.
È qualcosa che solo qualche anno fa non avremmo messo in conto e che oggi ci parla con la forza dei dati. Più giovani, più donne nell’agricoltura e nell’agroalimentare: a sconfessare tanti luoghi comuni ma soprattutto a confermarci che tutto questo non appartiene al passato ma al futuro. Ed è per proseguire su questa strada che continueremo a impegnarci, insieme ai produttori e a tutti gli operatori economici, insieme ai territori e ai loro amministratori.
*Presidente
della Regione Toscana