
La responsabile tecnica della tenuta di Alberese fa il punto sulle modalità di salvaguardia delle specie animali e vegetali autoctone che la Regione è impegnata a preservare da trent’anni con progetti e interventi concreti.
Toscana, terra ricca di biodiversità agricola: semi antichi, razze locali e un modello pubblico di tutela che nasce nel 1997. "La Regione Toscana, più in generale il territorio nazionale, per la sua collocazione geografica, rappresenta un centro di origine e di diversificazione interessante per la produzione agro-alimentare, presenta infatti molta agro- biodiversità, per numero di specie e di sistemi ecologici collegati".
A spiegarlo è Donatella Ciofani, responsabile tecnico Tenuta di Alberese, Agrobiodiversità (L.R. 64/04) e Parco Stalloni Pisa.
Il mantenimento della biodiversità agricola è legato non solo al numero delle specie esistenti, ma anche alla diversità genetica all’interno di esse. "Nel corso degli anni – spiega – si è assistito al progressivo affermarsi di specie e varietà vegetali e animali che rispondevano alle necessità imposte da una moderna agricoltura e allevamento: si è così determinata la progressiva scomparsa, o il forte ridimensionamento, di genotipi ritenuti non interessanti dal punto di vista della produzione".
In un mondo in cui la biodiversità agricola rischiava di scomparire sotto la spinta dell’omologazione, la Toscana è diventata così un modello virtuoso che ha fatto della tutela delle sue radici agricole una missione pubblica. "La Toscana non solo coltiva la bellezza del paesaggio – spiega ancora Donatella Ciofani – incoraggiando l’adozione e il mantenimento di sistemi agricoli complessi, ma protegge il futuro del cibo attraverso un sistema strutturato per scongiurare la scomparsa di varietà vegetali autoctone e razze locali, che sono spesso alla base di ricette e Prodotti agricoli tradizionali.
La Regione ha istituito nel tempo un sistema solido e integrato per tutelare sementi di varietà ortive, frutti antichi, razze autoctone e saperi tradizionali: un patrimonio che è cultura, identità e bacino di risorse genetiche per una agricoltura sostenibile e resiliente".
Tutto è nato nel 1997: la Toscana ha approvato una legge pionieristica sulla tutela delle risorse genetiche locali, perfezionata poi con la Legge Regionale 64/2004 che ha introdotto il tema della valorizzazione in aggiunta alla conservazione. È su queste basi che si fonda il sistema regionale di conservazione dell’agrobiodiversità, articolato in Repertori Regionali, Banche del Germoplasma, Coltivatori Custodi, Rete di conservazione e Contrassegno regionale.
"A oggi – prosegue Donatella Ciofani – nei Repertori regionali sono iscritte 946 varietà e razze considerate appartenenti alle comunità rurali locali che nel tempo le hanno domesticate, integrate nei loro sistemi produttivi e preservate dal rischio estinzione, di queste però ben 818 sono a rischio di scomparsa. Il sistema di conservazione è coordinato da Terre Regionali Toscane, l’ente pubblico incaricato di gestire operativamente il sistema grazie alle risorse del PSR in passato e del CSR adesso.
L’ente strumentale della Regione coordina sia la conservazione ex situ nei centri genetici di conservazione sia quella in situ, attraverso l’assistenza tecnica e il controllo presso i Coltivatori Custodi. Questi ultimi sono il vero cuore della conservazione, si tratta di agricoltori, spesso eroici, che preservano varietà e razze sul campo, consentendone il naturale adattamento evolutivo e che permettono il rinnovamento del materiale conservato nelle celle frigo della Banca del Germoplasma. A oggi sono oltre 230 le aziende custodi delle risorse vegetali che operano questo prezioso lavoro di mantenimento delle varietà autoctone in tutta la Regione".
Giorgio Peruzzi