
Una salita, una vita: la storia di Alessandro Chiari (nelle foto). Ci sono gare che non si vincono con il...
Una salita, una vita: la storia di Alessandro Chiari (nelle foto). Ci sono gare che non si vincono con il cronometro, ma con il cuore. La Pistoia-Abetone, 50 km in salita tra asfalto rovente, tornanti infiniti e silenzi di montagna, è una di queste. E per Alessandro Chiari, non è solo una corsa: è un viaggio nell’anima, una prova di resistenza, fisica ma soprattutto interiore. Una settimana fa ha tagliato di nuovo il traguardo in cima alle Piramidi. A poco più di un mese dalla 100 km del Passatore, con il caldo che piegava le gambe e svuotava la testa, Alessandro è andato avanti. E lo ha fatto grazie a una forza che va oltre il corpo.
"A un certo punto della salita – racconta – ho sentito di non farcela. Ma ho percepito come se mio padre fosse lì, vicino a me, a incitarmi come quando da bambino mi portava alla Badia, al centro sportivo. È stato come un abbraccio invisibile. Quella voce mi ha rimesso in piedi. A lui devo tutto".
Ma accanto a Chiari c’è anche sua madre. "Se sono arrivato fin qui è anche grazie a lei – dice Alessandro –. Ha avuto la forza, la pazienza e l’amore per starmi vicino nei momenti più duri. È la mia prima tifosa, ma anche il mio rifugio". Oggi Chiari corre per la Mens Sana Runners. "Ringrazio i compagni di squadra e soprattutto Pietro Giannitti, che è molto più di un coordinatore, è l’anima della Mens Sana Runners". Ma Alessandro sa bene che certi traguardi non si raggiungono da soli. "Un pensiero speciale – dice – va anche a Claudio Guidotti e Cesare Tarca, fondamentali nel mio cammino. Con loro ho condiviso parole, chilometri e silenzi che mi hanno reso più forte".
"Poi ci sono i compagni di viaggio Laura Failli, Alessandra Tarca, Pietro ed Elvino Gennari, Marco Malavolti e Max Morelli. Ci sono nei momenti giusti, con una parola, uno sguardo, una presenza". La Pistoia-Abetone, come la 100 km del Passatore, è la somma dei sacrifici, degli allenamenti solitari, delle 12 ripetute in salita sulla Costa a Colle. È un diario scritto con il sudore e la volontà. "Quando arrivo in cima e stringo quella medaglia, non penso al crono – dice Alessandro –. Penso alla mia storia, a chi ha camminato con me. Ogni passo ha un nome, ogni salita ha un ricordo". E quest’anno, quella medaglia aveva un valore ancora più speciale: gli è stata consegnata da Elvino Gennari, una leggenda vivente.
Lodovico Andreucci
Continua a leggere tutte le notizie di sport su