Violenza sessuale, assolto. Messaggi dopo l’accusa

Depositate le motivazioni della sentenza pronunciata dai giudici di appello. La giovane, all’epoca minorenne, aveva bevuto ma sarebbe stata lucida .

Violenza sessuale, assolto. Messaggi dopo l’accusa

Violenza sessuale, assolto. Messaggi dopo l’accusa

Era stato condannato dal tribunale di Siena a 2 anni e 2 mesi e 20 giorni nel 2020 per aver abusato di una minorenne, nel corso di una serata dove era corso molto alcol. Il giovane, difeso dall’avvocato Luigi De Mossi, era poi stato assolto dall’accusa oltre tre anni dopo, con formula ampia. "Il fatto non sussiste", aveva decretato la corte di appello di Firenze nel novembre scorso. Fresche di deposito le motivazioni del presidente Francesco Bagnai (relatore Massimo Donnarumma) di una vicenda che, al di là dei suoi protagonisti, mostra quanto sia centrale soffermarsi sul ’consenso’ in vicende giudiziarie così delicate. Fermo restando che l’articolo 609 bis del codice penale punisce chi abusa delle condizioni di inferiorità fisica o psichica di una persona per avere con questa rapporti sessuali, anche se si è messa da sola nelle condizioni di inferiorità. Serve dunque massimo rispetto soprattutto nell’ambito della sfera sessuale. Concetto fondamentale.

"Sono stati valorizzati una serie di elementi", aveva commentato a caldo l’avvocato De Mossi. E riletti tutti gli aspetti processuali di una vicenda giudiziaria che ruotava intorno alla violenza sessuale su due ragazzine, ancora minorenni per cui un senese ha già patteggiato nel 2019. La corte di appello fonda la propria assoluzione essenzialmente su un duplice binario. Da un lato non sarebbe stato provato che l’imputato ha spinto la minorenne a compiere atti sessuali con lui, che lei insomma non avrebbe prestato il consenso. Dall’altro, secondo quanto emerso, risulta che alla parte offesa piaceva quel ragazzo e che lo frequentava da qualche tempo. Che, insomma, quanto avvenuto quella notte fra i due era conforme alla volontà della ragazza. Di qui l’assoluzione "perché il fatto non sussiste".

Nelle motivazioni della decisione d’appello – il primo pronunciamento era stato del gup di Siena con richiesta di rito abbreviato da parte dell’imputato – viene evidenziato anche che pur avendo bevuto nel corso della serata la giovane era rimasta comunque lucida e in grado di autodeterminarsi. Particolare rilievo viene attribuito inoltre ai messaggi che la giovane e l’imputato si sono scambiati successivamente alla presunta violenza sessuale, per circa due mesi. Frasi da cui emerge, secondo la corte di appello, che non era stata sua l’idea di denunciarlo e che, anzi, era dispiaciuta di averlo coinvolto nella vicenda giudiziaria.

Si vedrà adesso se il caso si conclude qui oppure approderà in Cassazione.

La.Valde.