
Un ’badge’ per la mensa. Gli universitari alle prese con aumenti e tesserine: "In tanti chiedono aiuto"
Dopo le nuove tariffe entrate in vigore dal primo settembre, l’ultima novità che arriva dalle mense universitarie è quella del ‘badge’, Lo strumento di pagamento accettato. "L’aumento delle tariffe è una dinamica creata per fare andare meno gente a mensa. Stessa cosa per quel che riguarda il badge; l’unica conseguenza della nuova regola sembra essere il fatto che molta meno gente riesce ad accedere al servizio" ha spiegato Viola Rizzo, membro di Cravos e rappresentante degli studenti nel Consiglio Territoriale Studentesco, l’organo di rappresentanza dell’Azienda del diritto allo studio universitario all’interno delle università, nonché borsista.
"Non si può più pagare in contanti o con la carta, ma solo ricaricando il badge. Questo comporta diverse problematiche, a partire dal fatto che non vengono date indicazioni o informazioni in merito al nuovo funzionamento della mensa. Noi rappresentanti siamo inondati di messaggi d’aiuto da parte soprattutto delle matricole che non capiscono come muoversi. Questo perché le segreterie universitarie e quelle del Dsu scontano una grossa mancanza di personale. Inoltre, una volta fatto capire agli studenti che devono scaricare un’applicazione e prendere un appuntamento con la segreteria per ottenere il badge, loro si accorgono o che la segreteria non ha appuntamenti disponibili, oe riescono a prenotare solo per il mese successivo. Con una sola data disponibile a cui doversi adeguare".
La decisione non è senza conseguenze, in un panorama in cui per gli studenti senesi andare a mensa è diventata un’opzione sempre meno attraente. "Per le fasce di reddito più basse e i borsisti le fasce di prezzo sono rimaste uguali, mentre per chi ha un isee medio o medio alto andare a mensa è diventato praticamente impossibile. Anche per tutti gli studenti Erasmus e studenti internazionali che o non riescono recuperare i documenti per fare l’isee o non gli viene comunque richiesto andare a mensa è quasi impossibile. Loro risultano automaticamente nella fascia più alta di reddito, e si trovano a pagare quindi 8 euro e cinquanta a pasto. Il risultato è che solo i borsisti continuano ad andare a mensa, che in teoria dovrebbe essere un luogo di socialità".
Eleonora Rosi