REDAZIONE SIENA

Trentacinque anni fa l’omicidio dei carabinieri Forziero e Campanile

Un ricordo sempre vivo, trentacinque anni dopo. Ieri mattina alla presenza del sindaco, del presidente della Provincia, dei vertici provinciali...

La commemorazione ieri alla Lizza, sotto la chiesa di Sant’Andrea, dove 35 anni si verificò l’efferato eccidio

La commemorazione ieri alla Lizza, sotto la chiesa di Sant’Andrea, dove 35 anni si verificò l’efferato eccidio

Un ricordo sempre vivo, trentacinque anni dopo. Ieri mattina alla presenza del sindaco, del presidente della Provincia, dei vertici provinciali delle Forze di polizia, nonché di una rappresentanza dei Carabinieri di Siena e della Associazione Nazionale Carabinieri di Siena, è stata celebrata una messa - officiata dal cappellano militare della Legione Carabinieri Toscana, nella chiesa di San Girolamo in Campansi, per commemorare Mario Forziero e Nicola Campanile. I due carabinieri furono uccisi il primo giugno 1990 durante un controllo. Entrambi morirono per le gravi ferite riportate, mentre l’autore dell’efferato reato, riuscito inizialmente a dileguarsi a piedi nel centro storico cittadino, venne bloccato dalle altre forze di polizia, accorse in aiuto dei militari dell’Arma.

Ai due carabinieri, il 21 dicembre 1990, con decreto del Presidente della Repubblica fu concessa la Medaglia d’oro al valor civile alla memoria, la massima ricompensa per premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano evidente virtù civica: "Splendido esempio di giovani vite immolate con grande ardimento e altissimo senso del dovere", si leggeva nella motivazione.

Marco Cordone, portavoce e fondatore del comitato ’Dalla parte di Abele’, il cui padre fu ucciso dallo stesso autore del duplice eccidio, Sergio Cosimini, ricorda con amarezza: "L’autore di quei delitti, grazie a una perizia psichiatrica, fu riconosciuto totalmente infermo di mente e non imputabile: evitò così la pena e il carcere e riconosciuto comunque socialmente pericoloso venne internato per 10 anni nell’Opg di Montelupo Fiorentino, da cui evase nel 1998". Poi fu ripreso e seguì una lunga trafila: "Nel ricordare con commozione i carabinieri Forziero e Campanile e accomunarli al ricordo di mio padre Antonio, mi chiedo se sia giusto che non si debba sapere dove oggi si trovi l’assassino dei nostri cari".