REDAZIONE SIENA

Sul Monte la quiete prima della tempesta Bastianini studia le mosse alla vigilia del cda

Nessun consiglio straordinario, la verifica sui bilanci derubricata a passaggio di routine. Si dimette la dirigente del Mef, Olga Cuccurullo

Gli unici passi ufficiali della giornata sono stati la smentita del consiglio d’amministrazione straordinario, che doveva essere convocato ieri, per far dimettere l’ad Guido Bastianini; e le dimissioni in serata, come previsto da La Nazione, di Olga Cuccurullo, dirigente del Ministero dell’Economia, dal cda di Banca Mps. Ultimo tassello della strategia del Tesoro per mettere all’angolo Bastianini. La riunione del collegio sindacale, chiesta dalla Consob per replicare anche alle sollecitazioni di Giuseppe Bivona, di Bluebell Partners, che ha chiesto di sospendere il titolo Mps in Borsa e fare chiarezza sui conti 2021, è stata ’derubricata’ a passaggio ordinario. Come una delle riunioni per verificare alcune poste del bilancio 2021, in modo da spegnere sul nascere eventuali polemiche e critiche.

Il duello resta sospeso, le spaccature sono congelate, in vista della resa dei conti nel consiglio di lunedì. C’è un fine settimana per sapere cosa farà Bastianini, dopo le pressioni del Tesoro e l’addio della Cuccurullo. Anche la politica ha preso tempo, il coro vibrante dei primi due giorni in difesa dell’operato dell’ad di Banca Mps, si è affievolito. A parte Matteo Salvini e il presidente della Toscana Eugenio Giani, nessun leader di partito o istituzionale, è salito sulle barricate per contestare le pressioni del dg del Tesoro Alessandro Rivera. La presidente della commissione banche, Carla Ruocco, aspetta l’audizione del ministro dell’Economia, Daniele Franco, in calendario il 15 febbraio, per chiedere conto del dossier Mps, ma non solo. Quando ci sarà l’audizione, il nuovo amministratore delegato avrà già salito la scala di Spadolini a Rocca Salimbeni.

Senza sponde politiche, e con una situazione in consiglio che non si annuncia favorevole per lui, Guido Bastianini non ha molte alternative. Fonti vicine all’ad del Monte confermano la sua intenzione di non dimettersi prima del cda di lunedì, di voler arrivare addirittura alla conta dei consiglieri chiamati a votare la revoca delle deleghe. La presidente Patrizia Grieco, che ha inserito all’ordine del giorno la verifica della governance sull’amministratore delegato, conterebbe su almeno 9 consiglieri su 15 pronti a votare la revoca. Ma la speranza e la logica imporrebbero di non arrivare alla frattura. Lo scenario più realistico è quello di un consiglio che approverà il bilancio 2021, che dovrebbe chiudersi in utile, ascolterà la relazione del collegio sindacale sull’appropriatezza delle varie voci, accenderà il disco verde sulla presentazione di Bastianini. E poi accetterà le sue dimissioni da ad, senza scolpire con una votazione l’ostracismo dell’azionista di maggioranza. Il posto per il nuovo ad, se Bastianini restasse in cda, è quello lasciato dalla dirigente del Mef.

In pole position c’è Luigi Lovaglio, ex Banca Pekao, controllata polacca di UniCredit, ed ex Credito Valtellinese. L’uomo più adatto alle ristrutturazioni, alla gestione degli esuberi di personale, alla dieta di sportelli da vendere prima di trovare un acquirente disposto a rilevare il 64% di Banca Mps in mano al Tesoro. Un po’ più basse le quotazioni di Alessandro Vandelli, ex uomo forte di Bper, che a Modena ha ceduto il posto a Montani che, con la spinta del socio forte Unipol, si prepara ad aggregare la Popolare di Sondrio e Carige. Il nuovo ad del Monte dovrà fare alcune mosse obbligate, tra cui aumentare il numero degli esuberi previsti e trovare privati disposti a partecipare all’aumento di capitale da 2,5 miliardi, con il Tesoro che metterà la sua quota. Poi avrà due anni di tempo per concretizzare la dismissione della maggioranza.

"Definire il Monte dei Paschi di Siena un rischio per il settore bancario italiano è esagerato - ha dichiarato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, presentando il piano industriale -. Semmai credo che sia una situazione in cui è indispensabile avere tempo di lavorare per ottenere un recupero di redditività della banca. Ma in definitiva non ho alcun elemento di preoccupazione e non credo che Mps possa rappresentare un fattore di minaccia per il sistema bancario nazionale".

Pino Di Blasio