
di Orlando Pacchiani
Sono i ’tesori nascosti di Siena’, quelli cui càpita di passare davanti ogni giorno senza potervi entrare. Ora, grazie all’iniziativa della direzione regionale dei musei del ministero della Cultura insieme alla Fondazione Conservatori riuniti, arriva un’apertura parziale che ha il senso dell’avvio di un progetto: la chiesa di Santa Maria degli Angeli detta ’Il Santuccio’ (nella foto) in via Roma, la chiesa di Santa Maria delle Nevi in via Montanini e la vicina cappella del Taja saranno visitabili ogni mercoledì dalle 10 alle 12.30 (la cappella su prenotazione). "È un possibile nuovo modello per la città – ha detto il sindaco Nicoletta Fabio –, rendere cioè fruibili prima di tutto ai senesi quei luoghi fin qui chiusi e magari al di fuori degli itinerari più battuti, in modo da attirare i visitatori meno frettolosi".
Si tratta peraltro di gioielli dall’elevato valore testimoniale, come ricordato dagli storici dell’arte Elisabetta Cioni e Gabriele Fattorini: al ’Santuccio’ il ciclo galganiano negli affreschi di Ventura Salimbeni, al Santa Maria delle Nevi la struttura rinascimentale e la pala d’altare di Matteo di Giovanni.
"Questa forma di partenariato tra la direzione dei musei e una fondazione privata – ha detto Stefano Casciu, direttore regionale dei musei della Toscana – consente di immaginare una nuova prospettiva, non solo legata alle aperture ma anche a iniziative, visite guidate e quant’altro, consentendoci di valorizzare una parte di patrimonio inaccessibile da anni".
Marcello Rustici, presidente della Fondazione Conservatori Riuniti Siena, ha ringraziato la direzione regionale musei per la "sensibilità dimostrata nell’accogliere la nostra proposta, che ci consente di riscoprire alcuni tesori e proseguire nella nostra opera di diffusione della conoscenza della storia di Siena".
’Il Santuccio’, in particolare, si colloca a un crocevia della storia dell’arte senese, come ha ricordato la professoressa Cioni, elemento imprescindibile per conoscere il ’600 senese e tappa obbligata dell’itinerario legato a San Galgano, qui ritratto nel celebre atto del conficcamento della spada nella roccia.
Al Santa Maria delle Nevi, ha ricordato Fattorini, si incrociarono la ricerca di riconoscimento sociale di Giovanni Cinughi, allora vescovo di Pienza, e del Comune intenzionato a riqualificare un’area adiacente alla Via Francigena. Anche allora si sposarono pubblico e privato, come oggi con la decisione di riconsegnare - almeno parzialmente - questi tesori alla fruibilità di tutti.