di Laura Valdesi
Andrea Causarano, eletto con l’83% dei voti capitano della Selva, ha rivestito tanti incarichi importanti e vissuto emozioni forti, la finale di Champions quando era medico sociale della Juventus, per esempio. Ora il Palio: quale è stata la spinta?
"Sono nato in Piazza del Campo e qui ho abitato fino a 29 anni. Se facevo merenda alla finestra le briciole cadevano sul mossiere. Poi una brevissima parentesi in via Vivaldi, sono tornato in via di Città, quindi in via Franciosa e adesso abito in Vallepiatta. La Contrada ha sempre rappresentato un punto fermo nella vita. Me la sono portata dietro anche quando per ragioni di lavoro sono stato fuori. Ricevetti il Mangia d’oro nel 2015, quindi presi un treno per Torino e vidi la vittoria della Selva nella sede della Juventus; un tumulto di sentimenti ed emozioni".
Tanti gli incarichi nel rione, prima di quelli prestigiosi anche come medico sociale della Roma e della Robur.
"Sono stato il più giovane tamburino entrato in Piazza, allievo mangino nel 1978, il Palio di Bastiano e Urbino, capitano era Roberto Marini. Vice economo per alcuni anni, fino a quando non sono cresciuti gli impegni lavorativi. Ma il Palio e la Contrada le porto nel dna, qualcosa di speciale per me come per ogni senese. Ritengo di essere adesso in un momento della vita, a 65 anni, in cui ho abbandonato le esperienze calcistiche. Ho una famiglia meravigliosa capeggiata dalla moglie che mi consente di intraprendere nuove avventure. Ho accettato volentieri, con entusiasmo".
La Selva ha inanellato una sequenza impressionante di successi: una bella responsabilità per Causarano.
"Tra i vantaggi di non avere la nemica c’è quello di dover provare a vincere ogni volta. Infatti non ho altra scelta: devo solo vincere. Cercherò di fare del mio meglio pur essendo un capitano debuttante che si trova in un Palio molto diverso da quello che ha vissuto. L’obiettivo è fare il massimo per la Contrada continuando sulle orme di Alessandro Giorgi che mi ha lasciato in eredità l’imbattibilità. A luglio vediamo se ci saremo, ad agosto di sicuro".
Un altro vantaggio però sarà aver avuto contatti professionali, come medico, con molti fantini.
"Non faccio nomi, su questo sono riservatissimo".
Tittia ha vinto le ultime tre Carriere: si riparte da qui?
"Domanda scontata. Con Giovanni c’è un bellissimo rapporto, anche professionale, che lascerò da parte concentrandomi su quello paliesco".
Già scelto lo staff?
"Fino a domenica sera, quando è stata tirata via l’ultima scheda, non ho pensato a niente. C’è tutto il tempo. Se parteciperò a corse e paliotti? L’impegno è di essere il più presente possibile, le corse mi piacciono e i cavalli idem. Troverò il tempo e anche uno staff che mi possa supportare".
Cosa della sua esperienza in ambito sportivo le servirà nel Palio?
"Sono stato in un’azienda come la Juve dove, paradossalmente, esisteva una sola parola: vincere. Obiettivo quotidiano ricercato con naturalezza, non esisteva alternativa. Fosse nell’amichevole del giovedì, in campionato, Coppa Italia o Champions. La mentalità vincente, dunque, anche se sono un capitano debuttante. Come se un allenatore appena uscito da Coverciano andasse a guidare l’Inter. Un po’ di tempo dunque mi ci vorrà".
Con il priore Benedetta Mocenni, confermata nell’incarico, che rapporto c’è?
"Splendido. Una grandissima lavoratrice, ho apprezzato la sua gestione in situazioni esterne ed interne non facili. Spero che con lei andremo avanti per tanti anni".