
di Orlando Pacchiani
C’è chi andrà avanti con la forza della disperazione e un briciolo di speranza, chi chiuderà i battenti di fronte a giornate praticamente senza clienti, chi si lamenta soprattutto del lockdown mascherato che affoga un intero settore ma proverà a lavorare anche con l’asporto. Tre ristoratori, tre storie di crisi, inevitabile in queste condizioni: il cuore della città, piazza del Campo, un settore vitale del centro storico, via Camollia, la periferia, via Massetana. Marco Senni, titolare de Il Mangia, era stato facile profeta agli albori dell’emergenza sanitaria, quando aveva prospettato la primavera 2021 come momento per la ripartenza.
"L’amarezza principale – afferma – è che chiudono bar e ristoranti solo perché non si riesce a gestire la mala movida. E poco importa che abbiamo investito in sicurezza e rispetto delle regole, paghiamo per gli errori di altri. Dovevano organizzare i controlli per chi sgarrava, non generalizzare". Cosa farà ora Il Mangia? Proverà a resistere: "In genere a novembre chiudiamo, ma prima dell’ultimo decreto avevamo deciso di restare aperti. Ora valuteremo la nuova situazione".
Certo che il quadro è demoralizzante: "Agosto è stato buono, ma prima e dopo? Senza interventi mirati per affitti e tasse la situazione sarà insostenibile". E c’è chi molto probabilmente, invece, deciderà di non alzare la saracinesca dalla prossima settimana: "Prima del lockdown – spiega Davide Porciatti del Vinaio di Bobbe e Davide in via Camollia – facevamo orario continuato 10-22. Ora facciamo 10-16, ma siamo arrivati a sei coperti al giorno. Così non ha senso: quasi sicuramente dal primo novembre chiudiamo, finché sono in vigore queste regole". Perché il mix è micidiale, per un ristorante: "Mancano i turisti, c’è lo smart working, chi verrà mai a pranzo durante la settimana?". Oltre a cinque dipendenti in cassa integrazione, a casa anche i titolari quindi. E non è finita qui. "C’è un’intera filiera di fornitori che soffre insieme a noi – afferma Porciatti –, il colpo all’economia è durissimo. E non oso nemmeno pensare a cosa succederà se a dicembre le condizioni resteranno queste". Ma cosa si poteva fare? "Abbiamo investito per mettere in sicurezza i locali, noi abbiamo ridotto i coperti da 40 a 26 mettendolo per scritto all’ingresso. Non credo che la colpa della risalita del contagio sia della ristorazione, bastava mantenere regole rigide e fare i controlli".
Michele Vitale, titolare dell’omonimo ristorante all’inizio di via Massetana, snocciola i numeri: "Sette dipendenti sono in cassa integrazione, lavoriamo in due. Ma provo a restare aperto, anche la sera facendo le consegne a domicilio". Come rappresentante della Fiepet Confesercenti ha partecipato via video all’incontro di due giorni fa in Comune: "I nostri amministratori hanno dimostrato di voler dare una mano, la misura sulla ztl è positiva. Ma possono intervenire fino a un certo punto, è il Governo che deve aiutare il nostro settore". Come? Con contributi a fondo perduto, prima di tutto.
Ma anche con la chiarezza: "Così è un lockdown mascherato – afferma Vitale –, perché è come se ci avessero chiuso senza la relativa disposizione. Ma il settore è devastato, in molti non riapriranno, soprattutto se salteremo dicembre, come purtroppo tutto lascia intendere già da ora".