
Presunta corruzione negli appalti pubblici, l’inchiesta della guardia di finanza dopo le misure cautelari per una funzionaria della Provincia (obbligo...
Presunta corruzione negli appalti pubblici, l’inchiesta della guardia di finanza dopo le misure cautelari per una funzionaria della Provincia (obbligo di dimora) e quattro imprenditori (divieto di esercitare attività di impresa per un anno e mezzo), si è nuovamente inabissata.
Proseguono però gli approfondimenti investigativi e anche di natura tecnica conseguenti per esempio alle perquisizioni effettuate nei confronti degli indagati, che sembrano essere almeno sei, uno dei quali difeso dagli avvocati Alessandro Betti e Vittorio Simonelli. In questa fase le fiamme gialle devono scavare nei dispositivi tecnici, a partire dai cellulari, per cercare di ricostruire ancora più nel dettaglio la vicenda. E trovare ulteriori riscontri alle ipotesi accusatorie.
C’è da un lato il capitolo appalti, per cui vengono ipotizzati i reati di corruzione aggravata per la funzionaria, difesa dagli avvocati De Martino e Vecoli, e quattro imprenditori che operavano nel sud senese, nella zona del Perugino e del Viterbese. A fronte di nove affidamenti diretti per la manutenzione delle strade i quattro impresari avrebbero dato alla dipendente della Provincia contanti per 6mila euro.
Poi c’è il capitolo concorso bandito dalla Provincia per il quale viene chiamata in causa sempre la funzionaria, indagata perché avrebbe svelato a terzi notizie coperte da segreto quali argomenti e domande delle prove. Un doppio fronte a cui gli accertamenti tecnici possono fornire un contributo.