MARCO BROGI
Cronaca

Schiave del sesso nel centro massaggi cinesi

Nuovi particolari dopo il blitz dei carabinieri in via Sardelli: le due ragazze erano tenute segregate ed erano costrette a prostituirsi

di Marco Brogi

Le schiave del sesso. Mangiavano e dormivano in quelle due stanzette senza finestre e non uscivano mai. Una vita da recluse, invisibile, quella delle ragazze cinesi che lavoravano nel centro massaggi di Poggibonsi scoperto e chiuso dai carabinieri due giorni fa. Emergono nuovi, inquietanti particolari sul blitz dei militari sfociato nel sequestro del locale e nella denuncia per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione della maitresse e del suo convivente, anch’essi di nazionalità cinese, residenti a Prato.

Particolari che raccontano la triste esistenza di queste ragazze reclutate probabilmente nella stessa Prato, dove la comunità cinese è assai numerosa, e che arrivavano a ricevere una quindicina di clienti al giorno. Le ragazze del centro massaggi di via Sardelli, sempre aperto, anche la domenica, solitamente erano due e ricevevano ciascuna una media di 7-8 clienti al giorno per un totale di 15-16 clienti in tutto. Il tariffario variava a seconda della prestazione sessuale: si andava da un minimo di 50 a un massimo di 100 euro. Il notevole via vai di clienti garantiva alla coppia cinese che gestiva l’attività un incasso di circa 30mila euro al mese. Un giro di affari niente male, stroncato dall’arrivo dei carabinieri della compagnia di Poggibonsi, diretta dal capitano Emanule Fazzi. I clienti, stando a quanto trapelato dalle indagini, arrivavano a tutte le ore, ma era soprattutto dalle 20 alle 23 che si registrava la maggiore affluenza. A mezzanotte il locale a luci rose chiudeva e le ragazze cinesi potevano finalmente riposarsi. Dormivano in una stanzetta attigua a quella dove venivano consumati i rapporti sessuali. E in quella stanzetta con un lettino e un tavolo, mangiavano pure. Nessuno nel quartiere le ha mai viste in faccia. Non uscivano nemmeno per comprarsi qualcosa da mangiare, perché il cibo glielo procurava la coppia cinese che gestiva il centro massaggi e anche la loro vita. Una vita a fari spenti, in salita, senza mai uno svago, una libera uscita, un momento da dedicare a se stesse. Come raccontano le persone che abitano nel popoloso rione a due passi dalla stazione ferroviaria. Una vita da schiave del sesso. Intanto, nei confronti della coppia cinese denunciata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione è ancora in vigore la misura cautelare del divieto di non uscire dal territorio di Prato.