
E’ la recente scoperta di alcuni volontari del Gruppo Archeologico ‘Salingolpe’ . Nascosti in sacchi verdi dei rifiuti lasciati in un luogo poco visibile per poi essere recuperati. .
Quel che è certo, è che di recente, nel Chianti, ci sono state sottrazioni di prezioso materiale archeologico in seguito a scavi clandestini. Per fortuna, parecchio di questo materiale è stato recuperato. Il merito è del Gruppo Archeologico ‘Salingolpe’, Comune di Castellina, Soprintendenza, forze dell’ordine, volontari e cittadini sensibilizzati. Il caso ruota attorno ad una necropoli etrusca da poco scoperta sul territorio. Partiamo dall’ultima delibera della giunta guidata dal sindaco Giuseppe Stiaccini: riguarda la conferenza di Fabio Isman circa "l’arte e l’archeologia razziate" e "salvaguardia dell’arte tra furti e recuperi", dove si è fatto il punto iniziale sulla situazione. Che cosa è entrato nel mirino degli scavi clandestini? Lo sappiamo dalla relazione inviata da Vito De Meo (già presidente del ‘Salingolpe’ ed oggi responsabile del settore ricerche e studi) alla Soprintendenza e al Comune: alcuni mesi fa nella campagna di Fonterutoli dove De Meo ed un altro volontario guardando dentro buche in apparenza esito di scorribande di animali selvatici trovano "qualcosa di colore verde intenso, che poi capimmo essere due fibule dal probabile valore archeologico. Una integra di 13 cm di lunghezza e una, più piccola e senza l’ardiglione, di circa 8 cm".
Manifattura etrusca (a Castellina è già noto da decenni il sito di Monte Calvario, che però è a nord del paese). Chiamano subito la Soprintendenza. Ci tornano il giorno dopo (anche per dare precise coordinate Gps alla Soprintendenza) con più luce dopo ed ecco l’esito del sopralluogo: i due volontari si mettono anche a rimuovere rifiuti sparsi, "tra i vari rifiuti notammo una stringa di scarpa fuoriuscire dal terreno. Raccolta per essere buttata, tale stinga ha smosso un piccolo mattone in cotto, di fattura moderna, sotto il quale si intravedeva prima un tappetino impermeabile e, subito dopo, un insieme di piccole buste imbottite. Non capendo come tali rifiuti fossero finiti sottoterra, procedevamo al loro smaltimento ma, avvertito il peso tra le mani, provvedevamo ad aprire alcune buste, poiché chiuse con punti di spillatrice".
"Dall’apertura di alcuni di questi sacchetti - prosegue il rapporto - notammo una gran quantità di reperti archeologici, dal valore verosimilmente importante, tutti di bronzo e di ferro. Specialmente alcuni erano praticamente simili, per tipologia e stile, alle fibule rinvenute per caso la sera prima, ed essendo tali materiali tutti ripuliti e imbustati sospettavamo fosse il risultato di una minuziosa attività di scavo clandestino avvenuta nei dintorni, se non proprio nell’area stessa di occultamento. Compresa l’assoluta gravità della situazione, nel giro di pochissimi minuti dal rinvenimento, provvedevamo ad avvisare tutte le autorità che potessero avere competenza in materia". Soprintendenza, la direzione del Museo Archeologico del Chianti di Castellina, il sindaco Giuseppe Stiaccini, i Carabinieri della locale stazione e quelli del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale che, in breve tempo, si recavano sul posto per eseguire tutti i rilievi del caso. La natura del rinvenimento, così come l’elenco dettagliato dei singoli materiali (più di 100 pezzi - databili all’VIII-VII secolo a.C.), sono stati riportati nei verbali redatti dalla stazione dei Carabinieri, sottoposti a sequestro e custoditi presso il sicuro deposito del Museo cittadino, incaricando il direttore del ruolo di custode giudiziario. Si tratta di reperti probabilmente scavati clandestinamente messi in modo da essere poi ripresi con calma.