REDAZIONE SIENA

"Querele dei magistrati, 4 anni di silenzio"

Emerge dall’audizione del pm Natalini sul caso Rossi. "Messo alla gogna per i fazzolettini distrutti, ma di chi altri poteva essere quel sangue?"

di Laura Valdesi

SIENA

"In quella stanza ci sono forse entrati 24 piedi, presenti anche macchie nere in terra. Quella sera oltretutto piovigginava. Non era forse oppurtuno aspettare e fare analisi per esempio con il luminol?", chiede Luca Migliorino (5Stelle), vice presidente della commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, ad Aldo Natalini, il più giovane magistrato del gruppo che indagò dopo il volo dalla finestra del manager. Almeno 12 persone, dunque, secondo la ricostruzione di Migliorino, alla luce delle audizioni sin qui svolte, andarono nella stanza di Rocca Salimbeni prima del sopralluogo della scientifica. Ognuno ha fornito la sua ricostruzione di quel 6 marzo, di come fu avvertito e chi lo attivò, con chi salì al Monte. Alimentando quella che, a mezzanotte e mezzo quando l’ascolto del pm Natalini era in dirittura d’arrivo, Susanna Cenni (Pd) definisce "una grande confusione e tante versioni su chi c’era e quando".

"Nessun inquinamento probatorio ed è stato escluso anche dal gip. Gli spostamenti degli oggetti sono minimi", rivendica Natalini. Che ammette di aver appreso dalle audizioni, per esempio, che il colonnello dell’Arma Rosario Mortillaro "fosse entrato. Non si occupava neppure di polizia giudiziaria", dice il magistrato. "Non ricordo di aver toccato cose – ribatte ancora a Migliorino –; non percerpiamo una scena crimis omicidiaria, entriamo in un ufficio dove non c’era alcuna evidenza in tal senso". Un tasto delicato, su cui si batte molto nell’audizione notturna del magistrato è quello dei fazzoletti sporchi di sangue. Come già evidenziato ieri da La Nazione, "vennero distrutti prima dell’archiviazione perché non considerati più un reperto ma un rifiuto con macchie da tamponamento", le parole del pm Natalini. Ammette che aver fatto distruggere i reperti con suo decreto senza un passaggio dal gip "è motivo che mi viene contestato nel fascicolo di Genova e il giudice mi censura dicendo che è un decreto errato nella forma e prematuro nella sostanza. Però il gip dice anche che non sarebbe cambiato nulla perché di lì a poco il fascicolo è stato archiviato e comunque non furono disposte ulteriori indagini". "In tutta onestà – afferma in un passaggio – so che sono stato messo alla gogna per questo aspetto e ne faccio ammenda ma di chi altri sarebbe potuto essere quel sangue?".

Un altro rilfettore si accende sull’agenda di Rossi, trovata durante la perquisizione. "Quando viene restituita? Non lo ritrovo il dissequestro", risponde a Walter Rizzetto (Fdi) che incalza: "E’ stata ridata alla famiglia?". "Penso di sì – osserva il magistrato –, venne esaminata dalla Valutaria. Dovrei approfondire, non ritrovo la restituzione però ricordo che fu detto che non c’era nulla nelle agende". Rizzetto insiste: "Si può dire che è forse da qualche parte?" "Posso affermare – spiega Natalini – che negli atti non trovo la restituzione. Credo che si possa chiedere alla procura".

Quando il presidente della commissione Pierantonio Zanettin chiede lumi sulla lettera al presidente della Camera Fico dell’avvocato Andrea Vernazza dove si punta il dito sull’operato della stessa, il magistrato dice di avergli scritto "che era un’iniziativa non condivisa" e a lui "del tutto ignota". Si scopre, però, "che con l’occasione domandai all’avvocato notizie ufficiali sullo stato dei procedimenti in cui siamo parte offesa perché - osserva – secondo me sussistono i requisiti per l’avocazione delle indagini in quanto trascorsi quattro anni dalle prime querele. A tutt’oggi attendiamo una definizione dei fascicoli di Genova frutto delle nostre querele". La prossima settimana ad essere ascoltato dalla commissione sarà il procuratore facente funzioni di Siena Nicola Marini.