Prestiti a tassi stellari: famiglia patteggia

Tutto è iniziato da un anello con smeraldo. Associazione a delinquere finalizzata ad usura ed estorsione le accuse a vario titolo per i tre

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di Laura Valdesi

Quando si trovavano in difficoltà economiche e avevano bisogno di denaro non ricorrevano alle banche ma sapevano di poter contare su quella famiglia. Che li aiutava nei momenti difficili, prestando loro denaro. Non si rendevano conto di essere entrati invece in un giro di usura. Il sostegno diventava in realtà una sabbia mobile finanziaria ed economica dalla quale era impossibile uscire perché sempre più coinvolti e travolti. Così era accaduto a cinque vittime finite nel girone infernale, un paio della provincia di Siena, gli altri imprenditori che vivono nell’Aretino e nel Perugino. Soltanto uno, che abita a Sinalunga, si è però costituito parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Massai nella vicenda giudiziaria su cui ieri è calato il sipario con il patteggiamento da parte di madre, padre e figlio che erano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione. L’udienza davanti al gup Chiara Minerva si è svolta ieri mattina: non c’erano gli imputati, neppure la parte civile. Soltanto il difensore della famiglia, l’avvocato Stefano Del Corto, e il collega Massai. L’inchiesta era stata condotta a quattro mani dai pm Serena Menicucci e dal sostituto Niccolò Ludovici. Proprio quest’ultimo ha sostenuto ieri l’accusa. Il capo famiglia ha patteggiato 3 anni e 8 mesi, il figlio 2 anni e 5 mesi, la madre 1 anno e 10 mesi. Oltre al pagamento delle multe, è stata disposta la confisca per equivalente degli importi accertati dalla procura.

L’indagine era nata per caso. Nessuna delle vittime aveva infatti denunciato la situazione in cui era finita. Ad accendere una lampadina era stato il ritrovamento di un anello con smeraldo, del valore di circa 20mila euro. Appartenuto alla moglie dell’anziano discendente di una famiglia facoltosa. Il maresciallo dell’Arma, durante una perquisizione, aveva ricollegato l’oggetto prezioso dato come garanzia in una presunta vicenda di strozzinaggio. Così i carabinieri avevano iniziato a scavare senza sapere che, al contempo, la guardia di finanza aveva iniziato un controllo su un’azienda riconducibile ad una delle persone poi finite nei guai. Padre e figlio erano andati ai domiciliari con l’accusa di estorsione ed usura, la moglie del capo famiglia aveva avuto l’obbligo di dimora solo per quest’ultimo reato. La vicenda riguarda un lungo periodo, fino al 2019 però. Non è collegata alle difficoltà economiche causate dal covid e, nell’immediato, anche dal rincaro dei costi delle materie prime e della benzina dovuto alla guerra. Occorrerà dunque tenere la guardia alta nei prossimi mesi per evitare che attività e famiglie con l’acqua alla gola finiscano per accettare aiuti da presunti amici che tali non sono.