
"Poche nascite, i servizi in crisi. Serve un cambio culturale deciso"
Il presidente e il direttore generale della Fondazione Mps, Carlo Rossi e Marco Forte, guardano al crollo di Siena nelle classifiche per la qualità della vita con un occhio più da demografi che da economisti. "Devo ancora leggere con attenzione gli indicatori della classifica - premette il presidente Rossi - e quindi non so valutare il peso di un fattore, come i fallimenti delle imprese o il calo dei consumi, rispetto agli altri. La prima analisi è che, mentre i parametri ambientali e culturali reggono, in qualche modo, sono saltati gli indicatori sociali. Colpa a mio avviso di un calo delle nascite che a Siena è più forte che nel resto della Toscana, dove è più forte rispetto al resto d’Italia. Servirebbe un cambio culturale, tornare a fare bambini, ma non è affatto semplice". Anche per il dg Marco Forte il peso numerico della popolazione è forse la causa principale della perdita di 26 posizioni nella graduatoria tra le province per qualità della vita. "Tanti servizi sono calibrati per un determinato numero di residenti, se il tetto non si raggiunge, il punto d’equilibrio non c’è più. Si potrebbe ovviare al calo della popolazione, aumentando l’accoglienza. Ma poi ci sarebbero altre questioni da risolvere".
Sono giudizi pronunciati dai vertici della Fondazione Mps, prima della puntata de ’Il lato positivo’, la trasmissione su Canale3Toscana, in onda domani sera, ideata assieme a La Nazione. Molto più circostanziato, anche perché ha avuto tempo di guardare tutte le pagelle, il commento di Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio Arezzo-Siena. "L’alto costo del denaro per i tassi di interesse, le bollette energetiche e le dinamiche sui prezzi - esordisce Guasconi - hanno avuto conseguenze maggiori e più negative per la provincia di Siena rispetto ad altri territori. Molti degli indicatori peggiorati, a partire dal crollo dei consumi delle famiglie e dal 100° posto per l’inflazione in provincia, sono collegati a fattori nazionali e internazionali. C’è un dato squisitamente senese che preoccupa: l’alto numero di fallimenti delle imprese. Siamo in fondo alla classifica nazionale. Ma anche questo numero va letto oggettivamente: quando un fallimento si conclama, arriva al termine di una crisi che si è verificata molto prima, che è partita alcune stagioni fa. Quel dato va visto anche come bilancio finale del Covid".
Il presidente della Camera di Commercio cita ’en passant’ le crisi e le trasformazioni nel mondo bancario, il maxi esodo al Monte e i cali demografici. "Il momento storico di Siena e della provincia è tutt’altro che felice, il presente è grigio. Siamo la provincia che perde posizioni più di tutte, non possiamo nascondercelo. Soffre pesantemente l’economia domestica, le imprese e le attività che fanno fatturati solo con il mercato interno. Chi esporta soffre meno, emerge dai numeri delle imprese. Anche se, nel terzo trimestre, i dati brillanti dell’export 2023 sono in flessione, da luglio a fine settembre. Li presenteremo il 15 dicembre, ci aspettiamo un rallentamento delle vendite all’estero".
Le famiglie senesi hanno cominciato a intaccare i loro risparmi, fa notare Guasconi, per far fronte all’inflazione. "Se si unisce al caro vita l’alto costo degli affitti, si arriva alla miscela che spiega il brusco calo della qualità della vita. Cosa ci riserva il futuro? La corsa al rialzo dei tassi da parte della Bce si è fermata, sull’inflazione stiamo tornando a percentuali più abbordabili. Mi aspetto che si traggano le conseguenze. Sono d’accordo con il presidente Fabio Petri, bisognerebbe cominciare ad abbassare i tassi. Nel primo semestre, al massimo nella seconda metà del 2024, dovrebbe arrivare anche la ripresa del made in Italy nel mondo. Tagliare i tassi di interesse darebbe un’ulteriore spinta agli ordini per le imprese. E, soprattutto, rimetterebbe in moto investimenti che si sono fermati per colpa dei tassi troppo alti".