Pienza, le suore social non si arrendono. "Epurate senza sapere il perché"

Le benedettine rispondono punto per punto alla diffida della diocesi di Siena che destituisce la badessa. "L’obbedienza è un ossequio dell’intelletto ai comandi legittimi, non cieca e supina subordinazione"

Le suore benedettine di Pienza ribattono alla Diocesi

Le suore benedettine di Pienza ribattono alla Diocesi

Pienza (Siena), 26 febbraio 2023 - Questa "è una epurazione senza motivi ufficiali: vogliamo solo capire di cosa siamo accusate", "non vi sono affatto atteggiamenti disallineati ma piuttosto vi è legittimo esercizio dei diritti che lo stesso diritto canonico riconosce". Lo scrivono in un comunicato le 13 suore benedettine del monastero di clausura di Pienza dopo la diffida formale della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza nei loro confronti, accusandole di "comportamenti disallineati con la loro scelta di vita".

Le suore, che avevano espresso critiche su alcuni provvedimenti decisi per loro dalla Santa Sede, fra cui il trasferimento della madre superiora Diletta Forti, scrivono che "la professione religiosa perpetua non priva chi la emette né della voce né della ragione" e che "l’obbedienza è un ossequio dell’intelletto e della volontà ai comandi legittimi e secondo giustizia, non cieca e supina subordinazione a comandi arbitrari".

"In pratica - affermano - siamo state oggetto di provvedimenti che si traducono in una punizione senza che ci sia spiegato qual è il comportamento per cui saremmo state sanzionate. Non è indicata quale legge avremmo violato e nemmeno un comportamento contrario alla legge canonica: nei decreti non c’è nulla. Se si considera che le punizioni sono severe perché comportano l’allontanamento dal monastero e finanche dalla vita monastica, appare mortificante accettare una punizione senza nemmeno sapere perché si viene puniti". "Ancora più doloroso - proseguono - è apprendere dai giornali presunte motivazioni dalle quali non ci siamo mai potute difendere e da cui tutt’ora non possiamo difenderci perché non sono nemmeno accennate negli atti ufficiali. La nostra intenzione è di difenderci nelle competenti sedi canoniche innanzitutto per capire di cosa siamo accusate. Auspichiamo che la Diocesi contenga le sue dichiarazioni che si appalesano inopportune dal momento che, dell’intera vicenda, è investito il competente dicastero Vaticano".