La Diocesi diffida le suore ribelli "Violazione delle regole di vita"

I legali della Diocesi e della federazione delle Benedettine lanciano l’ultimatum: non continuate così "Non sarà più consentito veicolare ricostruzioni fuorvianti su decisioni prese dalla Santa Sede".

La Diocesi diffida le suore ribelli  "Violazione delle regole di vita"

La Diocesi diffida le suore ribelli "Violazione delle regole di vita"

di Massimo Cherubini

Atto di significazione e diffida per suor Diletta Forti, la Badessa, dichiarata decaduta dall’incarico con provvedimento della Santa Sede, che ancor oggi si trova, con altre 12 monache, all’interno del Monastero Maria Tempio dello Spirito Santo di Pienza. L’atto, a firma dall’avvocato Alessandro Pasquazi, consulente legale della Diocesi di Montepulciano - Chiusi - Pienza, è diretto principalmente alla ex Badessa. "A seguito della avvenuta notificazione - si legge nella lettera di tre pagine - dei decreti emessi dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, le religiose presenti nel monastero di Pienza, in particolare suor Diletta Forti, hanno posto in essere una serie di comportamenti totalmente disallineati con la loro scelta di vita, in aperta violazione con le norme regolatrici del Codice di Diritto Canonico e del loro Ordine".

"Si sottolinea come invece gli atti, e le esternazioni, siano tutti a firma della sola già Superiora e non anche delle altre monache. A causa di tali inusuali episodi – nella fattispecie una serie di affermazioni capziose dirette a veicolare false notizie – la Diocesi di Montepulciano-Chiusi- Pienza, è stata costretta, suo malgrado, ad emettere un sobrio comunicato stampa nel quale si evidenziava la mancata ottemperanza alle disposizioni – è bene ribadirlo – della Santa Sede. A seguito di tale nota, in particolare suor Diletta Forti, invece di ricondurre essa stessa, e le altre monache, ad un comportamento collaborativo attuava ulteriori azioni contra legem alimentando un indebito dibattito sui mezzi di informazione e rilasciando un comunicato, divulgato sui social e affisso sul cancello del monastero, dal contenuto totalmente inappropriato, censurabile e lesivo delle prerogative, diritti e reputazione della Santa Sede, della Diocesi e della Federazione Picena". Nell’atto di diffida l’avvocato Pasquazi precisa e chiarisce i molteplici punti della ormai evidente controversia.

"La Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, come suo preciso dovere, ha dato esecuzione - si legge ancora- a disposizioni assunte dalla Santa Sede all’esito di un’approfondita Visita Apostolica. Tale visita, eseguita, come prassi, da una visitatrice ed un visitatore appositamente incaricati, ha prodotto degli esiti che né la Diocesi né la Federazione conoscono ma, considerando il contenuto dei Decreti e delle conseguenti disposizioni, alcune comunitarie ed alcune personali, appare evidente come la questione sia ben più complessa e grave, rispetto quanto artatamente veicolato. La Diocesi ha accolto le religiose anni fa mettendo a disposizione delle stesse un complesso immobiliare prestigioso e supportandole, logisticamente ed economicamente, in tutte le necessità, dalle più futili alle più gravose. La Diocesi, seppure rammaricata dalla mancanza di riconoscenza per quanto sempre fatto nei confronti del Monastero, continuerà ad assicurare altrettanta collaborazione e sostegno con l’unico vincolo della totale ed incondizionata obbedienza alle decisioni della Santa Sede al di fuori della quale non v’è comunità e non v’è Chiesa".

L’avvocato ricorda che chi intraprende la via religiosa lo fa liberamente "e non è certamente consentito contestare pubblicamente, ed attraverso ’comunicati’ pubblicati sui mezzi di informazione, sul web ed addirittura sul cancello del monastero, legittimi atti assunti dalla Sede Apostolica eseguiti in conformità del diritto. Quindi, dopo ulteriori osservazioni, le inequivocabili conclusioni dell’avvocato. "Consta -conclude- che nel foro canonico, e dal conseguente rilievo nel foro civile, l’utilizzazione, ancora oggi, da parte di Suor Diletta Forti, del titolo di Abbadessa, ed ancor più della rappresentanza legale e quindi amministrativa che, ad oggi, e sinor a diverse disposizioni delle competenti Autorità canoniche, le è inibito. Si diffida dal proseguire in tal senso".