PINO DI BLASIO
Cronaca

"Il Palio è vivo anche se non c’è"

Il sindaco De Mossi e gli eventi simulati di un rito non celebrato. "Annullarlo è stata la scelta di un popolo responsabile. La storia siamo noi"

Il sindaco di Siena, Luigi De Mossi

Siena, 3 luglio 2020 - La messa del fantino , senza neanche un fantino presente, è appena terminata. Poi seguirà la messa con i Correttori delle Contrade, le interviste e altri eventi simulati, per far finta che ci sia il Palio che non c’è. L’intervista con il sindaco Luigi De Mossi inizia con la citazione del diario africano di Ernesto Che Guevara: questo è l’anno in cui Siena non è stata da nessuna parte. Non è la prima volta nella storia, è successo anche per la guerra. E’ la prima volta che si può raccontare in diretta "Il dato significativo è che ci sono dei momenti cerniera nella storia - è la risposta di De Mossi - che segnano un punto di svolta. Dopo, niente è più come prima. In questi due anni voi giornalisti avete avuto molto da raccontare; non avete fatto solo cronaca ma anche storia. Non c’entra molto chi si trova ad occupare un posto particolare, è la percezione collettiva che le cose stanno cambiando, che alla fine innesca il cambiamento". Primo sindaco di centrodestra dopo 70 anni, il Palio straordinario dopo 18 anni, una pandemia dopo 100 anni: si riferisce a questa catena di eventi? "Gli anni dal 2018 al 2020 per Siena, sono stati come il 1992 per la Prima repubblica in Italia o il 1989 per l’Europa. Niente sarà più come prima. Il rapporto tra Comune e Contrade, il legame tra la città e la banca che per decenni è stata madre e padre dell’economia. Perfino il rapporto con le imprese, che prima venivano ignorate. E che ora invece cerchiamo per ritessere una trama economica che dia futuro a Siena". Usciamo dalla retorica. Cosa risponde a chi pensa che i senesi piangano per il Palio che non c’è solo perché non ci sono i turisti? "La prima ragion d’essere del Palio è sociale, culturale. Ma non va sottovalutato l’aspetto economico, l’attrazione che il Palio esercita verso l’esterno. E’ anche un veicolo economico, ma è riduttivo vederlo solo come tale. I senesi guardano ai turisti con fastidio, ma sono consapevoli che riempiono le casse di molte attività. Oggi abbiamo la conferma che non si vive di solo Palio, lo sapevamo. E in mezzo a tanti eventi cresce la consapevolezza che dobbiamo costruire opportunità imprenditoriali, creare eventi culturali che animino la città tutto l’anno. Evitando di trasformarci in una piccola Disneyland, ma dimostrando la capacità di attrarre turisti di qualità". Le è mai venuto in mente che ha deciso troppo presto di annullare i Palii? Che forse si poteva aspettare? "E’ una domanda che mi sono posto diverse volte. Il motivo per cui i Palii sono stati annullati è il distanziamento sociale che non si può garantire. La cifra di questa amministrazione è che vuole dare segnali chiari nei tempi giusti, senza generare aspettative. Abbiamo prima rinviato e poi preso la decisione. Mi domando ancora se si poteva aspettare. Ma questo abbiamo deciso e questo è stato. Messa del fantino, Corteo del Cero, cene in contrada. Non le sembrano ’paliativi’, surrogati di una festa che non c’è? "Potevamo andare tutti al mare e il Palio sarebbe stato lo stesso vivo. Non ha bisogno di nulla, si alimenta da solo, senza bisogno di accendere il cerino. ’Paliativi’ è un neologismo simpatico, ma non attinente alla realtà. Senza questi eventi, non sarebbe cambiato di un’oncia il rapporto tra la città e le contrade". Che cosa le è dispiaciuto maggiormente? "Di non aver dato la soddisfazione del Palio alle Contrade che sono state straordinarie durante i mesi della pandemia. Se lo sarebbero meritato. Le manifestazioni che facciamo sono allo stesso tempo necessarie e inutili. Necessarie perché il rito le prevede, inutili perché anche se non le facessimo non cambierebbe nulla. Il Palio sopravvive a qualunque cosa". Cosa faremo ad agosto? "Onda e Torre, sui fatti di Piazza del Mercato, hanno dimostrato che le Contrade presidiano il loro territorio. Il Palio è un rito complesso, ha a che fare con l’antropologia, l’urbanistica, la cultura. E’ l’essenza di Siena". Cosa resterà di questa data storica? Molti hanno ricordato la risposta dei senesi agli alleati arrivati in città: il Palio lo facciamo per noi, non per voi. "La storia si fa a posteriori e la scrivono i vincitori. Sono sicuro di due note a pie’ di pagina nel futuro: nel 2020 non si corsero i Palii per colpa del coronavirus che oggi fa meno paura del raffreddore. Nel 2018 dopo 75 anni, Siena cambiò colore. Non abbiamo fatto il Palio perché siamo un popolo responsabile, la decisione è stata unanime. La città ha deciso di non farlo. Perché il Palio è una cosa privata, appartiene alla civiltà senese".