di Laura Valdesi
SIENA
Il processo sulle parole choc del presidente degli animalisti italiani Walter Caporale nei confronti di Siena e della sua Festa è arrivato in aula. E il primo obiettivo del Comune e del Consorzio per la tutela del Palio è stato raggiunto: entrambi sono stati ammessi parte civile dal giudice Andrea Grandinetti. Non c’erano contradaioli fuori dal tribunale, sebbene qualcuno volesse presentarsi per far capire, anche solo con la presenza, che ai senesi di essere messi alla berlina e ingiustamente offesi non va giù. Non c’era il presidente Caporale che è accusato, come noto, di diffamazione aggravata per le parole pronunciate nel corso della trasmissione radiofonica ’La Zanzara’, condotta da Giuseppe Cruciani. Era il 3 luglio 2020, giorno del ’vuoto’ perché non si era celebrato il Palio. Secondo la procura, Caporale avrebbe offeso gli organizzatori del Palio definendoli "sadici e incivili e paragonando i contradaioli ad assassini, pedofili e stupratori e più segnatamente recita il capo d’imputazione, conferma Fornario - asseriva che l’eventuale morte di un cavallo, in occasione del Palio, era una tragedia come anche per lo stupratore è una tragedia la morte della donna che violentava...il pedofilo il bambino lo ama, se al pedofilo muore il bambino è triste". "Sono stati usati paragoni forti per creare un’iperbole, un riferimento metaforico volutamente alterato sul piano contenutistico per eccesso, non per colpire i senesi o il Comune di Siena", sottolinevano gli animalisti dopo l’annuncio della querela da parte del sindaco. Per prima cosa il difensore di Caporale, Francesco Fornario di Roma, ha eccepito la nullità dell’avviso di conclusione indagini che è stato fatto all’avvocato ma il giudice Grandinetti ha risolto in pochi minuti la questione: tutto in regola. Avanti così. Seconda questione: la costituzione di parte civile è stata chiesta sia per il Comune che per il Consorzio tutela del Palio dall’avvocato Filippo Cei. Il difensore di Caporale ha dunque domandato lumi sulla capacità di stare in giudizio del presidente del Ctps chiedendo anche se c’era una delibera di giunta. L’avvocato Cei ha mostrato sia quella del Consorzio del 6 giugno scorso (unitamente allo statuto che all’articolo 23 affronta la questione della rappresentanza) che l’atto della giunta del 10 giugno alla luce dei quali "nulla osservo", ha detto l’avvocato Fornario. "Ultima questione quella della competenza territoriale – conferma a margine Cei – su cui il giudice deciderà nell’udienza del primo luglio". Il difensore di Caporale sostiene che in caso di diffamazione questa spetta o al luogo di residente dell’imputato, in questo caso Lanciano, oppure a quello in cui ha sede legale ’Radio24’, dunque Milano. "In applicazione delle regole delle legge 223 del 1990 che disciplina il sistema radiotelevisivo pubblico e privato – ha osservato in udienza Cei – quando la diffamazione viene fatta in una trasmissione radiofonica il riferimento è il foro di residenza della persona offesa". "Il processo non può tenersi a Siena ma nel mio comune di residenza – rivendica in una nota Caporale –, ma se il giudice non dovesse accogliere questa legittima richiesta chiederò la scorta. Disposto a tutto per difendere gli animali, ma non accetto di essere aggredito dai fan della morte".