Numero Unico, "L’Indagine" della Selva: "Morte del Palio? Scopriamo se è vero"

Un romanzo giallo, ironico e scherzoso, il filo conduttore scelto da Vallepiatta. Ma fa anche riflettere

di Laura Valdesi

SIENA

"Giochiamo di nuovo, con auto-ironia, ci siamo detti. Se il Palio è morto (appena dati i cavalli e assegnata Violenta da Clodia a Vallepiatta, ndr), e se l’indiziata principale è la Selva, chi l’ha ucciso? Soprattutto, è deceduto davvero? E quale è il movente. Per scoprirlo prima serve ’L’Indagine’". Da una sequenza di interrogativi, che prendono spunto dunque da una delle frasi realmente più discusse nel dopo Provenzano – il Palio è morto il 29 giugno perché c’era un cavallo troppo superiore montato dal fantino in attività più vittorioso – Vallepiatta ha realizzato il Numero Unico per il volo di Tittia e Violenta da Clodia del 2 luglio. "L’Inchiesta", appunto il titolo. Di un volume che il priore Benedetta Mocenni definisce, in avvio della presentazione per la prima volta all’esterno in piazzetta della Selva con il Drappellone alle spalle, "intrigante, intelligente, innovativo, particolare". Non era semplice, vincendo così di frequente, trovare un filo conduttore originale. A svelare i retroscena del librone che le ragazze di Vallepiatta hanno subito portato in città è stato Alessandro Del Porro, referente dei testi del numero unico. Il brainstorming in commissione per individuare la traccia da seguire. "A lanciare l’idea poi sviluppata l’ex priore Stefano Marini. Perché non cavalcare il tormentone post Provenzano secondo cui, quando il sindaco ha accoppiato Violenta alla Selva, il Palio era finito? Praticamente scritto l’esito. Mille la ragioni sottese a questa narrativa, dal predominio di un fantino di cui beneficiano in particolare alcune Contrade, ai dirigenti asserviti ad un certo sistema di Palio. Un predominio che in realtà c’è sempre stato, come spieghiamo in un editoriale riferendoci a chi in un tempo relativamente breve ha inanellato successi, da Vittorino ad Aceto e Trecciolino", racconta Del Porro. Che si concede una breve digressione sul concetto ’dirigenti asserviti al fantino’ spiegando "che questi non possono esulare dalle pressioni sul Palio. Ogni capitano che entra cerca di vincere subito, non importa come". Fotografa una situazione reale, lasciando intuire dunque come il Numero Unico della Selva sia anche un modo per interrogarsi. Tutti, sebbene nessuno lo dica esplicitamente. E ricondurre ogni cosa alla vera realtà dei fatti.

Così Vallepiatta ha giocato a modo suo. L’ha fatto anche grazie alla penna di Caterina Ferrini che ha saputo cucire le parti dell’inchiesta su chi ha ucciso il Palio. Giallo che prende spunto dalla lettera inviata davvero alla Contrada dopo la vittoria da Francesco Tornesello, psichiatra simpatizzante selvaiolo, che ha scritto ’Gli zoccoli sul piatto’, un giallo appunto ambientato proprio nel rione. Ferrini è stata il collante di un libro-romanzo "che deve essere letto, questo l’intento, dove si muove l’investigatore", svela il priore Mocenni. Una trama in bianco e nero in cui ciascun personaggio – rigorosamente solo di Vallepiatta – viene messo in doppia luce. Rivelandone i lati esaltanti e quelli più oscuri, lo yin e lo yang.

"Leggerò come molti senesi con tanto interesse. Se mi sento colpevole, visto che qualcuno ha ucciso il Palio? Mai colpevole", scherza il capitano vittorioso Alessandro Giorgi (video su www.lanazione.itsiena) sfoderando un sorriso e alzando le mani. Per la cronaca, siamo andati subito a vedere come si è conclusa l’inchiesta. Ebbene, nessun colpevole. Perché il Palio è vivo. Nessuno l’ha ucciso. "Credo che questo sia il nostro destino – scrive Tornesello nella lettera ispiratrice del giallo – , ’nacquimo’ signori della Piazza. E da psichiatra vi assicuro che non è un delirio di grandezza ma la semplice realtà".