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Nella, vaccinata a 106 anni "Difendere chi ci sta vicino"

Arriva una lezione di vita dall’ultracentenaria "Orgogliosa di questo passo, la Spagnola fu molto peggio"

"Ho vissuto i drammi di due pandemie: la Spagnola ed il Covid". Quante sono in Italia e nel mondo le persone che possono dire altrettanto? Non lo sappiamo, ma sappiamo con certezza che questa esperienza è esclusiva degli ultracentenari. Nella Faleri di anni ne compie 106 il prossimo 2 aprile ed è lei, infatti, che fa l’accostamento tra le due tragedie epidemiologiche. "Quando arrivò la Spagnola – continua – avevo 5-6 anni e non c’erano né cure né vaccini. Il contagio dipendeva dalla fortuna e dal destino. Oggi, invece, mi viene offerta la possibilità di vaccinarmi e sono contentissima, perché dobbiamo difenderci e difendere chi ci sta vicino".

Nelle sue parole si legge quasi un rimprovero a quanti lamentano dubbi e perplessità sulla campagna vaccinale e sull’efficacia della profilassi. Ieri mattina Nella Faleri è stata accompagnata da sua figlia Lucia presso l’ambulatorio della Confraternita di Misericordia di Monteroni, dove il suo medico di famiglia, dottor Cuoci, le ha somministrato la dose di vaccino Pfizer, come da protocollo della Regione Toscana.

E’ uscita dall’ambulatorio con un sorriso radioso stampato su un viso che non dimostra affatto gli anni che porta. "Forse – dice la figlia Lucia – è proprio questa serenità d’animo che le ha permesso di superare i cento anni in buona salute. Va anche detto – aggiunge – che ha tanta paura di questa epidemia ed il vaccino appena fatto le dà molto sollievo".

La vita di questa signora ultracentenaria sembra tratta dal capolavoro cinematografico ’Novecento’ del maestro Bertolucci. Ha vissuto sempre nel comune di Monteroni d’Arbia, ma con ben dieci traslochi, che all’epoca erano definiti ’San Martino’". "Sono nata al podere Le Madonne di San Fabiano, in una famiglia che contava, tra padre, madre tre sorelle, un fratello, zii, zie e cugini, 28 persone. Dopo il primo trasloco al podere Capanneto diventammo ’solo’ 14". I ricordi della sua adolescenza sono ancora nitidi per Nella, e snocciola i nomi dei poderi dove ha vissuto. "Dopo Capanneto, Ponzano, Fonti di Lucignano, Curiano e More di Cuna. Alla scuola di Monteroni – ricorda ancora – si andava a piedi, con ogni tempo: chilometri sotto la pioggia, nel fango o nel gelo e su strade impervie. La sera – conclude - dopo una cena spesso assai frugale, ci riunivamo intorno al grande camino detto "canto del fuoco" a raccontare storie: era la nostra televisione".

Poi il matrimonio con Azurigo, che faceva il falegname, e il definitivo trasferimento nel capoluogo. Oggi abita con sua figlia e suo genero in un grazioso condominio a schiera in via La Pira, dove ha trovato quella serenità che la gioventù le aveva almeno in parte negato e che il vaccino ha rafforzato.

Valerio Pascucci