MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Nel nome di Alessandro Falassi: "Il cosmopolita che amava Siena"

Intitolato all’antropologo, Mangia d’oro nel 1991, il giardino in via Campansi accanto all’ex mercato rionale. Il ricordo di Balestracci: "Appena è stato possibile, ho proposto il suo nome, accolta subito all’unanimità".

Intitolato all’antropologo, Mangia d’oro nel 1991, il giardino in via Campansi accanto all’ex mercato rionale. Il ricordo di Balestracci: "Appena è stato possibile, ho proposto il suo nome, accolta subito all’unanimità".

Intitolato all’antropologo, Mangia d’oro nel 1991, il giardino in via Campansi accanto all’ex mercato rionale. Il ricordo di Balestracci: "Appena è stato possibile, ho proposto il suo nome, accolta subito all’unanimità".

Se è vero che la memoria è lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta, non possiamo che pensare alla "presenza" di Alessandro Falassi all’inaugurazione della piazzetta a lui dedicata, fra via Campansi e Camollia, luoghi cari alla sua esistenza di storico e antropologo. Una presenza che ognuno può interpretare a proprio piacere, l’importante è ricordare il suo percorso di uomo e di intellettuale. Con Duccio Balestracci, ripercorriamo l’iter dell’intitolazione del giardino a Falassi: "Dedicare un luogo ad una persona scomparsa – ci dice Balestracci – è un modo per incardinarne la memoria a un lembo di città, per ricordare a chi legge quel nome scolpito su una lapide la vita e l’opera di chi ha lasciato una traccia significativa per una comunità, per una nazione. La legge consente di farlo dopo dieci anni dalla scomparsa di chi si vuole ricordare (ci sono eccezioni, ma sono casi rarissimi: Papa Giovanni Paolo II, per fare un esempio). La proposta arriva in commissione urbanistica e, quando approvata, viene trasmessa alla giunta comunale che, a sua volta, la sottopone all’approvazione del consiglio comunale".

"I dieci anni dalla morte di Falassi – ricorda Balestracci – cadevano nel 2024: alla prima riunione utile della commissione urbanistica (della quale faccio parte come consulente) del 2025, ho presentato la proposta di intitolare un luogo di Siena ad Alessandro Falassi. La prassi, normalmente, è quella di sottoporre ogni proposta a vaglio valutativo per considerarne la congruità e la serietà. La proposta di intitolazione a Falassi è stata accolta all’unanimità con un solo commento: scegliamo il luogo da dedicargli. Non un istante di esitazione da parte di nessuno".

Spieghiamo allora, soprattutto alle nuove generazioni, chi era Alessandro Falassi: "Alessandro ha avuto un solo gigantesco torto: quello di morire immaturamente, a 69 anni. Non ci potevamo permettere di perdere una persona come lui che ancora avrebbe potuto dare tantissimo. Si laurea in quella West Point della cultura che è la scuola di Scienze politiche "Cesare Alfieri" di Firenze: da qui, decolla per approdare a Parigi, dove avviene l’incontro fatale con l’antropologia strutturalista della scuola di Claude Lévi-Strauss e con quella del linguista e semiologo lituano Algirdas Julien Greimas. Poi arriva a Berkeley dove si confronta con una scuola antropologica che guarda alla lezione della psicanalisi".

"Nel suo ormai celeberrimo libro – prosegue Balestracci – scritto e pubblicato in America insieme a Alan Dundes (poi tradotto in italiano) ’La terra in Piazza. An interpretation of the Palio of Siena’, troverete Freud dietro ogni angolo, o, se preferite, appollaiato su più d’uno dei 71 colonnini del Campo. La scuola antropologica francese e quella americana non parlano sempre lo stesso linguaggio, ma Falassi fu capace di tenere un’intelligente interlocuzione con l’una e con l’altra, esplicitando la sua metodologia nel mestiere di docente di antropologia e di storia delle tradizioni popolari, esercitato negli Stati Uniti (a Los Angeles e a Berkeley) e a Siena, in quella che si chiamava Scuola di lingua e cultura italiana per stranieri (della quale Falassi fu direttore), poi diventata Università per Stranieri, che lo ha avuto come docente fino alla sua scomparsa".

"Ma il cosmopolita Falassi – conclude Balestracci – non dimenticò mai di essere senese: Siena e la sua terra furono, per lui, al tempo stesso, oggetti di studio e soggetti di un amore manifestato anche nel suo essere istriciaiolo, contradaiolo passionale e disposto a dedicare alla Contrada le sue energie fino a rivestire il non facile ruolo di priore. Nel 1991 Siena lo ringraziò conferendogli il Mangia d’oro. Oggi ne onora la memoria dedicandogli un giardino: peraltro, proprio quello nel quale amava sostare, nei giorni di Palio, quando da Piazza ritornava nella sua Camollia".