Siena e il Palio piangono Brio, il fantino vecchia maniera che credeva nell'amicizia

L’esordio con la Tartuca, nel 2001 il suo primo giubbetto. Ora era legato ufficialmente al Bruco. Aveva vinto nel 2006 la Carriera del secolo

Andrea Mari detto Brio (foto Lazzeroni)

Andrea Mari detto Brio (foto Lazzeroni)

Siena, 18 maggio 2021 - "L’unica soddisfazione in questo Palio è stata di far debuttare Andrea. Un bravo ragazzo, mi piace come lavora. Scalpitava e moderva il freno ormai da tempo". Così il capitano della Tartuca Carlo Arezzini, dopo il debutto su Razzo de Nulvi. Era il 16 agosto 2001. Un nuovo volto si affacciava alla Piazza con il nome di battaglia che traeva origine dal suo carattere esuberante e gioioso. Brio, appunto. All’anagrafe Andrea Mari. Un esordio arrivato tardi quando il centravanti del Rosia – sì, perché il calcio era la passione da ragazzino e in tanti all’inizio lo prendevano in giro per questo – aveva 23 anni suonati. E oggi Siena piange il fantino morto ieri in un tragico incidente a Bolgheri.

Brio (Foto Lazzeroni)
Brio (Foto Lazzeroni)

Molti per chi vuole diventare qualcuno nel mondo del Palio. Uno degli ostacoli che Brio aveva superato nella sua carriera che è stata in crescendo dopo la prima vittoria, epica, del 2 luglio 2006 quando nella Pantera aveva superato all’ultimo tuffo con Choci la rivale che già assaporava l’e sultanza. Il Palio del secolo, così è passato alla storia. Che aveva interrotto la lunga striscia di successi di Trecciolino. Un percorso professionale costruito nel costante rispetto degli amici, quello di Andrea Mari. Di chi aveva creduto in lui.

Così è successo per la Tartuca (mai indossato il giubbetto della Chiocciola nonostante le tante ’sirene’), era accaduto anche con la Pantera di cui era diventato fantino ufficiale con l’allora capitano Andrea Mori Pometti. Perché a Brio, lo ripeteva ogni intervista, piaceva avere qualcuno alle spalle. Un popolo dietro. Ha sempre stretto legami forti e di rispetto, soprattutto umani. Contavano più di ogni altra cosa per questo fantino senese. Che portava il Palio nel dna. Quello con Stalloreggi è rimasto strettissimo, per non parlare della Civetta. Bastava passare in Piazza del Campo, poche sere fa, per trovare seduto al tavolo del ristorante della moglie Ilaria Senni, ’Il Mangia’, l’ex capitano Francesco Ricci, mangino quando tolse la cuffia al Castellare con Istriceddu dopo 30 anni, il 16 agosto 2009.

Un legame rafforzato dal successo del 2014 con Occolè, sempre nel Castellare. "Dove monto? Dai lo sai, ho le mie contrade. Non si esce tanto da lì", la frase che negli anni ha ripetuto. Senza dire bugie. Era forse uno dei fantini più ’leggibili’, quanto a giubbetti. Perché come detto portava rispetto. A Tartuca, Civetta e Pantera. Alla Torre a cui aveva regalato il Palio di luglio nel 2015 su Morosita. Una vittoria che Salicotto non aveva dimenticato e che gli aveva portato in dote un grande rapporto di amicizia con il capitano Paolo Capelli. Ecco la parola che torna come un mantra nella vita di Andrea Mari. E nei legami con le dirigenze, vedi quella del Drago che l’aveva accolto come un figlio e lui l’aveva ricambiato, nel 2018, con il volo sul tufo di Rocco Nice. Fantino di Contrada era tornato con il Bruco, un popolo che prima lo ha osservato (era stato vittorioso nella Giraffa nel 2011), poi l’ha accolto in un abbraccio che è per sempre. Si erano allontanati per qualche mese, ma solo a parole. Poi di nuovo un’intesa per due anni, anche se c’era la pandemia. Anche se c’era il rischio di non correre.

Amicizia e famiglia, le parole d’ordine di Brio. "A babbo, mamma, mia sorella Cristina, a tutta la famiglia", la dedica della prima vittoria nel 2006. Per i suoi cari c’era sempre. Erano ’sacri’. Nei giorni di Palio il buen retiro era la casa a Torri dei genitori con la piscina dove aveva affrontato anche la lunghissima riabilitazione dopo il terribile incidente del 2013, nella Lupa su Indianos. Quando cadde e si fratturò il bacino, venne colpito a terra. Avrebbe distrutto la volontà di chiunque, quella batosta. Ma lui riprese con il sorriso sulle labbra. E tanta fatica. Tornando al canape nel 2014. Famiglia era anche la sua Ilaria, sposata nel febbraio 2019 dopo il rinvio delle nozze per lo Straordinario. Uno dei Palii più belli, quello dei sentimenti. Si conoscevano sin da piccoli, "un po’ matti tutti e due", raccontava lei. Era il loro collante.

Brio era il Palio, un po’ vecchia maniera. I cellulari per lui? Whatsapp una conquista recente.