
Numeri azzerati per gli iscritti alla scuola di specializzazione di Emergenza urgenza
In Italia ci sono 25 scuole (universitarie) di specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza che mettono a disposizione annualmente, con concorso, 1.200 borse di studio per i neodottori di Medicina che scelgono quella specializzazione (5 anni) che li porterà a lavorare nei pronto soccorso degli ospedali e sul territorio nel 118. Ebbene, su 1.200 posti disponibili fra tutti gli atenei italiani, le immatricolazioni (iscrizioni al primo anno) a Medicina d’emergenza-urgenza sono intorno a 400. A Siena la Scuola quest’anno non ha immatricolati. "E’ un problema che riguarda la specializzazione a livello nazionale. Il numero dei posti, coperti da borse di studio, è stabilito dal Ministero e non corrisponde esattamente alla realtà. Detto questo, è vero che la materia non attrae: solo il 25 per cento dei posti viene annualmente occupato. Il trend è stato confermato durante un incontro che si è svolto lunedì scorso, con tutti i direttori della Scuole specialistiche italiane", rivela il professor Luca Puccetti, direttore della scuola di Medicina d’emergenza dell’Università di Siena.
Professore, quale è la situazione a Siena?"Quest’anno non abbiamo immatricolati ai 31 posti disponibili. L’anno scorso sono stati 2. L’accesso alla scuola di specializzazione è tramite concorso nazionale, che si svolge in estate, al quale possono partecipare i neolaureati di medicina indicando la specialistica. Chi supera l’esame entra in graduatoria e con scorrimento della lista si vanno a coprire i posti. A questo punto dell’anno, se non ci sono richieste di trasferimento, presumibilmente rimarremo a quota zero. Ma la scarsa assegnazione delle borse di studio riguarda tutti gli atenei. E c’è anche una certa percentuale di abbandono. Fatto sta che a Siena abbiamo 24 iscritti alla scuola spalmati nei 5 anni".
Come lo spiega?"Questa specialistica è molto complessa; come delicata e difficile è l’attività professionale. Bisogna essere molto motivati per sceglierla. Questo nonostante il lavoro sia assicurato, anche a studi ancora in corso. Il più dei nostri ragazzi svolge l’attività clinica alle Scotte e alcuni in altri ospedali grazie al decreto Calabria: sono iscritti alla scuola a Siena, ma fanno pratica fuori. Le scuole sono per così dire ‘saccheggiate’ dagli ospedali che assumono gli specializzandi, impegnabili già dal secondo anno di scuola. Noi ne abbiamo 8 ‘in decreto Calabria’".
La scarsa attrattività è della materia o del lavoro?"A complicare la percezione del lavoro, va detto che questa specialistica ad oggi non dà possibilità di carriera né accessibilità alla libera professione, come fanno invece le altre specializzazioni: si lavora solo nella medicina d’emergenza-urgenza".
Come si risolve il gap?"Stiamo lavorando su diversi fronti. A livello nazionale ci sono ipotesi di incentivi economici per questi professionisti e di nuove prospettive di carriera, che passano per l’equipollenza del titolo di studio a quello di altre specialistiche. A Siena siamo partiti l’anno scorso con un’iniziativa propria, pensata insieme al direttore Giovanni Bova del Pronto soccorso delle Scotte: ovvero la possibilità per tutti gli studenti di Medicina di frequentare il Pronto soccorso per capire l’attività. Questo ha un duplice risvolto: da una parte evita il successivo abbandono della formazione intrapresa e dall’altra cancella la paura oggi intrinseca alla professione. Vedremo se l’iniziativa darà i suoi frutti già col prossimo concorso per l’accesso alla scuola, nell’estate. Intanto segnalo che in ambito di Medicina interna ho richieste di tesi di laurea focalizzate sulla Medicina d’emergenza, segno che c’è interesse".
Paola Tomassoni