"Nottola non chiuderà e non saranno ridotti i servizi": il direttore generale della Asl Antonio D’Urso ha respinto al mittente il grido d’allarme del sindacato dei medici Anaao Assomed che ha però consegnato al direttore generale ed all’assemblea pubblica, che si è svolta ieri proprio all’ospedale e che ha dimostrato il trend negativo dei medici che lasciano Nottola, un lungo dossier di numeri. Il 74% dei medici lascia l’ospedale perché il pendolarismo è troppo faticoso, mentre il 26% decide di lasciare perché non si trova bene nel contesto tecnico lavorativo. "La situazione di Nottola è oggi insostenibile e richiede l’attenzione di cittadini e autorità competenti. Il personale medico-sanitario è stanco di sopperire con il proprio impegno ad una carenza di attrattività professionale del presidio, caratterizzata da concorsi vacanti o fughe verso altre sedi. Tale disagio non causa solo malcontento e stress, ma anche un incremento degli eventi avversi e del rischio sanitario per i pazienti", questa la denuncia del sindacato Anaao-Assomed. Che si è rivolto alle istituzioni ed ai cittadini per avere sostegno e proseguire la battaglia. "Va fatta chiarezza: un conto è il tema del pendolarismo, tema rilevante e complesso da affrontare; non è nelle possibilità nella disponibilità di questa azienda. – ha risposto D’Urso su questa motivazione, che è la principale causa per cui i medici non si fermano al lavoro a Nottola - Poi c’è la questione dell’incentivo economico rispetto al quale la nostra azienda sta già applicando il massimo consentito dal rapporto di lavoro. Detto questo rispetto al 2019 il numero dei medici è di un paio di unità in meno. Certamente questo non significa che non riconosciamo lo sforzo enorme fatto con gli anni della pandemia e che non siamo sottorganico, ma questi problemi non sono solo di Nottola".
Il sindacato ha le idee chiare sui motivi che sono alla base di questa situazione: un presidio come Nottola, distante dagli ospedali di livello maggiore e posto in un territorio esteso e a bassa densità di popolazione, non può fare a meno di innovazione tecnologica e professionale per creare quei presupposti che, assieme a presidi di ristoro per il pendolarismo, consentano il recupero di quella attrattività che sola può garantire risposte adeguate ai bisogni sanitari della popolazione. "E’ la mancanza di una visione di prospettiva a supporto della sanità pubblica locale alla base della crisi dell’ospedale di Nottola – afferma il sindacato Anaao – Assomed -, avvolto in una sorta di immobilismo culturale-organizzativo che costringe il presidio a esternalizzare alcune prestazioni a più elevato valore professionalizzante; in assenza di quella programmazione di lungo termine che solo una politica regionale più attenta alla appropriatezza organizzativa della rete ospedaliera può garantire". La risposta delle istituzioni presenti – dal vice presidente del consiglio regionale Stefano Scaramelli ai sindaci, per esempio di Montepulciano e Sarteano, e dei consiglieri comunali è unanime: Nottola non si tocca. E non chiuderà ortopedia, che è quella con l’organico più ridotto, non chiuderà il punto nascite (che oggi vede la nascita di circa 500 bambini ogni anno), così come gli altri reparti fra cui la chirurgia generale che ha un aumento degli interventi arrivando a 1.536 a fronte del 1.121 dello scorso anno. Ma il sindacato chiede scelte chiare e coraggiose e nelle risposte concrete vuole più fatti e meno rassicurazioni.
Anna Duchini