"Non è venuto dalla fine del mondo", ma dal "cuore duro della grande Chicago, anima profonda dell’America metropolitana". Carlo Marroni, giornalista senese vaticanista del Sole 24 ore, ha pubblicato a tempo di record (per Newton Compton) “Papa Leone XIV. Vita, storia e segreti“, in realtà più di un instant book sull’elezione del nuovo Pontefice perché si tratta di un affresco completo sulla Chiesa dei nostri tempi e di conseguenza sulle sfide che attendono Robert Francis Prevost.
Nome arrivato nemmeno troppo a sorpresa nel ’totopapa’, perché in realtà "Francesco lo aveva conosciuto e capito, aveva puntato su di lui, lo aveva messo in un posto chiave, di potere, forse anche per formarlo a maggiori responsabilità. Era cardinale da soli due anni: Ratzinger quando fu eletto Papa lo era da ventotto anni, Francesco da dodici", scrive Marroni.
Nel libro si alternano passaggi sulla stringente attualità, le letture sul Conclave con quella unione tra America settentrionale e meridionale ("la candidatura di Prevost è arrivata subito, e gli italiani, avvezzi alla politica più di altri, l’hanno capito in tempo e hanno saldato la coalizione, accompagnando l’elezione. Prevost è l’alternativa americana al secolo non più americano ma ormai cinese, il ponte mite tra il vecchio e il nuovo mondo"), ma anche affreschi di ampio respiro sui grandi temi che la Chiesa è chiamata ad affrontare: dalle guerre al dialogo interreligioso, dal rapporto con gli ebrei alle donne, dal celibato dei preti alle finanze vaticane, fino alla grande questione degli abusi sessuali che proprio dagli Stati Uniti esplose a livello globale. C’è ovviamente anche il curioso dualismo a stelle e strisce con Donald Trump: "Due visioni agli opposti... Leone XIV è l’altra faccia dell’America".
Le note biografiche, ancora, e l’approfondimento sull’esperienza in Perù. "Rileggendo la sua storia emerge – scrive Marroni – non una carriera costruita a tavolino, ma tante esperienze in un crescendo di responsabilità, con ruoli diversi ma sempre nel percorso agostiniano della comunità e della missione". Fino a quell’incontro con Papa Francesco, con cui si vedeva ogni sabato mattina dopo la nomina a prefetto del dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. E forse anche lì, ipotizza Marroni, si consolida l’ascesa di Prevost nella schiera dei papabili. Fino all’elezione.
Orlando Pacchiani