
di Pino Di Blasio
Axel Hémery, direttore della Pinacoteca Nazionale di Siena, ascolta le critiche, i suggerimenti e gli appelli di chi vorrebbe che un museo tra i più ricchi di capolavori al mondo fosse nella top ten dei luoghi d’arte più visitati, con la consapevolezza che, prima o poi, questo accadrà. "Vorrei che fossero soprattutto i senesi - dice Hémery - a riscoprire la ricchezza della loro Pinacoteca. Dobbiamo renderla attraente con investimenti sulla presentazione, dovremo ripensare il percorso museale per renderlo più efficace. Penso a nuove didascalie per le opere, a un sito internet migliore, a una comunicazione più incisiva e persino a una segnaletica in città, con più cartelli che indichino la strada per la pinacoteca".
Ciò che colpisce subito chi entra è la mancanza di una guida completa per la visita..
"La guida si farà, ma dalle didascalie, dai percorsi nuovi e dal sito Internet si capirà quali sono i capolavori da non perdere in Pinacoteca. Non sono lavori fondamentali, saranno riqualificazioni strategicamente cruciali".
Perché non puntare sulla collezione più ricca al mondo di arte senese, che è la madre dell’arte dell’ Occidente?
"Chi visita la Pinacoteca capisce immediatamente il rapporto tra le opere e il territorio. Chi scopre Siena approfondisce questa scoperta in Pinacoteca".
C’è già il finanziamento di circa 3 milioni di euro dal Ministero dei beni culturali?
"Allo stato attuale, mancando il consiglio d’amministrazione della Pinacoteca, quei fondi è come se non ci fossero".
La crisi di governo ha bloccato le nomine?
"Ogni museo autonomo deve essere dotato di uno statuto e di organi nominati dallo Stato: un consiglio d’amministrazione, un comitato scientifico e un collegio dei revisori dei conti. Noi ne abbiamo uno solo, il collegio dei revisori che si riunirà per la prima volta la prossima settimana. La crisi di governo non aiuta, ma c’è la continuità dello Stato. Le cose sono solo rinviate".
Lei si aspetta il consiglio nelle prossime settimane?
"Sono ottimista per natura, ma non mi aspetto nulla. Noi lavoriamo per farci trovare pronti quando avremo a disposizione quei fondi che sappiamo sono stati stanziati dal ministero. Ma finché non arrivano, non possiamo contattare nessuna impresa".
Mi ha confessato che vuole cambiare anche la tinta delle pareti in Pinacoteca...
"Visto che ripenseremo il percorso, troveremo anche il colore che esalti meglio i fondi oro. Il bianco non va bene, serve un colore più spinto".
Mi può dire quali sono, secondo lei, le tre opere da non perdere in una visita alla Pinacoteca? Faccia conto di parlare con un turista di Baltimora...
"E’ un po’ difficile fermarsi a tre capolavori, me ne vengono in mente molti di più. Ma se devo stare al gioco, sceglierei ’La Piccola Maestà’ di Ambrogio Lorenzetti, la ’Madonna dei Francescani’ di Duccio e ’La Natività della Vergine’ del Beccafumi. Quando ho cominciato a lavorare, mi sono concentrato sull’idea di capolavoro. Ho cercato di definire i capolavori della Pinacoteca di Siena, mi sono fermato a una cinquantina. Quelli che dovrebbero essere in qualsiasi museo al mondo".
Il 2023 sarà l’anno della Pinacoteca a Palazzo Buonsignori-Brigidi o al Santa Maria?
"Ci sono varie stagioni e tempi diversi, oggi siamo a Palazzo Buonsignori e ci stiamo bene. I tempi per il Santa Maria della Scala sono diversi, un vero progetto nell’arco di 50 anni non è mai nato. Il riallestimento lo faremo a Palazzo Buonsignori, il pubblico non può godere della Pinacoteca nelle condizioni attuali. In tempi più lunghi valuteremo progetti diversi".