PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Laurea a Steve McCurry a Siena. “Circondati da guerre ma il mondo può essere migliore”

L’Università accoglie il maestro della fotografia contemporanea autore di scatti iconici come la ’ragazza afghana’ di Peshawar. “Le immagini danno voce a chi non ce l’ha, negli angoli più bui”

laurea ad honorem in ’Antropologia e linguaggi dell’immagine’ a Steve McCurry, il maestro della fotografia contemporanea (Foto Dipietro)

laurea ad honorem in ’Antropologia e linguaggi dell’immagine’ a Steve McCurry, il maestro della fotografia contemporanea (Foto Dipietro)

Siena, 25 settembre 2025 – “Il Comitato della didattica e il Dipartimento di Scienze politiche, sociali e cognitive hanno ravvisato nell’opera di Steve McCurry un contenuto antropologica significativo. Con le sue foto ha portato all’attenzione angoli del mondo sconosciuti", così il professor Francesco Marangoni, direttore del Dipartimento, ha dato lettura delle motivazioni con cui l’Università degli Studi ha conferito la laurea ad honorem in ’Antropologia e linguaggi dell’immagine’ a Steve McCurry, il maestro della fotografia contemporanea, già protagonista del Siena international photo Award, ai cui eventi parteciperà in questi giorni in città.

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laurea ad honorem in ’Antropologia e linguaggi dell’immagine’ a Steve McCurry, il maestro della fotografia contemporanea (Foto Dipietro)

Nato a Philadelphia nel 1950, McCurry si è laureato in Cinematografia e Teatro all’Università della Pennsylvania, prima di iniziare la carriera come fotografo freelance alla fine degli anni ’70, realizzando reportage dall’India e dall’Afghanistan, due paesi con cui il suo lavoro è profondamente identificato. La svolta nel 1979, quando riesce ad entrare nelle zone afghane controllate dai mujahidin poco prima dell’invasione sovietica, portando poi in salvo i rullini delle fotografie nascosti tra le cuciture dei vestiti. Le sue immagini sono state tra le prime a mostrare al mondo la brutalità della guerra. Il suo corpus di opere spazia tra conflitti, crisi ambientali, antiche tradizioni e cultura contemporanea, ma mantiene sempre l’elemento umano: è qui la mission antropologica, quella lettura umanistica che fa di McCurry un ’narratore per immagini’. Iconica la foto della ’ragazza afghana’ ritratta in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan e finita sulla copertina del National Geographic nel 1985, considerata la fotografia più riconoscibile della storia.

«La fotografia è uno dei modi per leggere la vita, far capire come le persone vivono e dare risonanza, voce a chi non l’ha», dice il maestro, protagonista ieri in Rettorato di una lectio magistralis inedita, un colloquio con Biba Giacchetti, fondatrice dell’Agenzia Sudest57 e amica personale, alla quale racconta ’La vita dietro l’obiettivo’.

E insieme alle slide sul maxischermo con le foto del maestro, nel colloquio scorre il percoso artistico di McCurry, dagli inizi ai progetti in divenire. «Avevo 12 anni e iniziai a sentire un grande interesse per il mondo, le diverse culture. Non potevo viaggiare allora, ma sfogliando una rivista rimasi estasiato da una foto sui monsoni. Così, cresciuto, è nata la prima esperienza, in India, con la fotografia che è stato il pretesto di tutta la vita per esplorare il mondo e conoscere». Dopo l’India, l’Afghanistan e l’incontro con la guerra, il big bang da cui sono partiti i 50 anni da fotoreporter negli angoli più bui e difficili del mondo: «Ero in India da due anni, quando al confine col Pakistan incontro un gruppo di rifugiati afghani, che mi credono un giornalista e mi portano con loro. Era una follia, ma ero giovane e dovevo prendere una decisione rapida: decisi di fidarmi e andai».

Scorrono gli scatti, dal ragazzino con la cartucciera del 1992 a Kabul alle donne in burka che fanno shopping, fino all’uomo che immerso nell’acqua dell’inondazione porta in salvo la macchina da cucire: «In mostra non ho mai messo le foto più crude - rivela –: occorre bilanciare la drammaticità con la bellezza e la realtà della situazione emerge comunque». Si arriva all’oggi, con il McCurry testimone e narratore di guerre catapultato in un’attualità con tanti conflitti aperti, dall’Ucraina a Gaza e ancora al’Afghanistan: «Dobbiamo essere positivi, anche in una situazione difficile come questa - dice –. Ho fiducia nel genere umano, il mondo può ancora diventare migliore. Dobbiamo avere speranza e non arrenderci».