ANDREA TALANTI
Cronaca

L’attesa di Vico Alto . Catasto abbandonato, viabilità e decoro: tra difficoltà e speranze

Le lamentele: invecchiamento della popolazione, servizi carenti e parziale isolamento provocato dalla chiusura del ponte sulla ferrovia. L’impegno dei commercianti e il centro vitale della parrocchia.

L’attesa di Vico Alto . Catasto abbandonato, viabilità e decoro: tra difficoltà e speranze

Le lamentele: invecchiamento della popolazione, servizi carenti e parziale isolamento provocato dalla chiusura del ponte sulla ferrovia. L’impegno dei commercianti e il centro vitale della parrocchia.

Non è un quartiere per giovani. Viene da parafrasare il titolo del capolavoro cinematografico firmato dai fratelli Coen, per capire il lento decadimento in cui sta scivolando Vico Alto. Nato come quartiere residenziale destinato a piccole villette, negli anni si è trasformato con la costruzione di grandi palazzi - tra i quali spicca il fantasma dell’ex palazzo del Catasto, da anni ormai fatiscente e senza destinazione d’uso - e la nascita del centro commerciale in piazza Calabria. Un quartiere che per qualche decennio ha visto generazioni di residenti e commercianti in movimento, capaci di dare vita alla zona. Ma l’invecchiamento della popolazione e la creazione di San Miniato hanno dirottato gli investimenti, e piano piano Vico Alto è diventato ciò che vediamo oggi.

Poche attività che riescono a sopravvivere con sforzi e inventiva per attirare clienti, poco transito di persone, degrado e incuria che occupano sempre più spazio. Marciapiedi spesso avvolti da rovi e erbe, buche sparse, scarsa illuminazione. Una situazione che preoccupa sempre più i residenti, coscienti che il quartiere stia sempre più diventando un semplice dormitorio. E lo dimostra la scarsità di giovani e attività, con qualche famiglia e molti pensionati rimasti a vivere in zona. C’è un centro di aggregazione importante come la parrocchia, che attira anche la frequenza di molti bambini con il catechismo e varie attività.

Da poco ha chiuso battenti la bottega: d’altronde qui, raccontano i residenti, le gestioni si alternano ma la chiusura resta uno spettro aleggiante. Altre attività, meritoriamente, riescono a restare aperte e dare vita al quartiere. Anche se, nel frattempo, il traffico di auto e di persone è sempre minore: i servizi urbani sono pochi e rallentati, lamentano i residenti, mentre la chiusura in entrata del ponte di accesso da viale Sclavo ha comportato non pochi disagi per residenti e lavoratori, in una città che è messa sempre più a dura prova dagli ingorghi negli orari di punta.

Così, chi viene a Vico Alto sa che per tornare a casa potrebbe dover inventarsi percorsi alternativi. Sono moltiplicati anche i furti, favoriti dal poco passaggio di persone e da un’illuminazione a dir poco insufficiente, nonostante le pattuglie - a detta di numerosi abitanti - passino frequentemente. Ma ciò che preoccupa, a Vico Alto, è una pressione sociale che si sente sempre di più. Manca un centro anziani, le strutture sportive sono inesistenti (circolo del tennis a parte) così come i luoghi di aggregazione, se non si contano quei pochi locali che fanno di tutto per mantenere in vita la zona. E tutto questo mentre il palazzo del Catasto sembra non trovare nuova vita nonostante le proposte lanciate negli anni, e il costo degli affitti non si abbassa.

Anche i residenti sembrano essersi arresi: dopo anni di denuncia della situazione, niente sembra cambiare. In quello che certamente non è un quartiere per giovani ma che mette in difficoltà anche gli anziani.