
Si potrebbe definire, e lo è, uno spicchio di terra di nessuno. Abbandonata e quasi dimenticata nella leggendaria via di Bonda, zona famosa fra smottamenti e frane, ne porta ancora i segni dagli anni Cinquanta. A un passo, uno, da porta San Giovanni. Solo operatori incaricati dal Comune di San Gimignano si presentano, come in questi giorni, per la stagionale pulizia e il taglio delle erbacce nella scarpata di Bonda.
E resta però ancora chiuso il sentiero con la passeggiata che arriva fino al rione della piazzetta di Piandornella e con un angolo delle mura castellane ancora puntellate da potenti longarine dopo le pesanti lesioni che si sono aperte sul fronte strada. Altra storia.
"In questo caso sulla scarpata – dicono con la solita ironia i cittadini delle torri – sarebbe meglio lasciarle crescere quelle erbacce per nascondere il non certo accogliente panorama che si presenta dopo la radicale pulizia".
E i residenti non hanno tutti i torti perché ritorna a galla di tutto e di più. Ma questa è oramai un’altra vecchia storia che da anni e anni la San Gimignano, patrimonio dell’umanità, si porta dietro e si trascina.
E’ bene ricordare il decoro di cui la città si fa vanto e orgoglio. Ma non certo per quanto riguarda la "scarpata della vergogna di Bonda", evidenziano a San Gimignano. Si tratta di uno spicchio di terra trascurata e abbandonata a un passo dalla centenaria porta San Giovanni che rappresenta l’ingresso principale alla città o, se si vuole il biglietto da visita o ancora il certificato di nascita della seconda cerchia muraria della San Gimignano del XIII° secolo o giù di lì. Una scarpata rimasta in attesa del doveroso restauro e della messa in sicurezza, in quanto lambisce le fondamenta delle case del rione di San Giovanni dove si affacciano finestre di abitazioni e mezze porte con calcinacci di lavori rimasti abbandonati. E la scarpata rimane in silenzio e in bilico.
"Il terreno della scarpata non è proprietà condominiale – ricordano e precisano gli abitanti del quartiere con affaccio in via di Bonda – ma fa parte del terreno di proprietà pubblica, cioè è patrimonio del Comune".
Romano Francardelli