MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Il drappellone di Francesco De Grandi. Palio come stato ideale di esaltazione

La sintesi di Helga Marsala: "Una corsa dionisiaca, di una giostra febbrile: un corteo mitico di fantini sui loro barberi impetuosi". I senesi inseguono da sempre una sorta di Sileno per sapere quale sia il bene supremo della vita: lo fanno con questa eterna sfida. .

Francesco De Grandi ha presentato il drappellone del Palio dell’Assunta

Francesco De Grandi ha presentato il drappellone del Palio dell’Assunta

Le citazioni, nella letteratura o nell’arte, sono il segno di buona memoria, anche di rispetto e completezza. L’opera pittorica di Francesco De Grandi ha catalizzato l’attenzione, e lo farà fino a passare alla storia. E’ un’opera composita di mano esperta e ben ispirata. Nonostante l’assoluta modernità del suo figurativo, come non andare indietro nel tempo a quei drappelloni di fine ottocento e primi decenni novecento: l’ideale estetico era quello di riproporre un passato immaginario e nostalgico, visto come sintesi di vita, arte e bellezza. Andiamo al 4 luglio 1897, fluttuanti angeli che proteggono e illustrano, oppure il drappellone del 15 agosto 1871, per taglio e disposizione dei soggetti, ma soprattutto quello del 16 agosto 1924, dove c’è spazio alla immensità di un cielo "speciale" che sovrasta la città, con un paradiso a portata di mano.

La migliore sintesi l’offre Helga Marsala: "Una corsa dionisiaca, di una giostra febbrile: un corteo mitico di fantini sui loro barberi impetuosi officianti un rituale terreno di cui scopriamo l’origine celeste, Siena appare in sottofondo, quasi un riflesso, un’idea". Non mi sembra ci sia nulla di più descrittivo: Palio come stato ideale di esaltazione, di ebbrezza spirituale, furore, delirio. I senesi, come si racconta di Re Mida, inseguono da sempre una sorta di Sileno per sapere quale sia il bene supremo della vita. Lo fanno con questa eterna sfida. Qui sta tutto il senso dionisiaco di questo eccellente drappellone. Credo che i senesi non ne sono del tutto consapevoli, ma il dionisiaco è sempre stato qualcosa di indispensabile, di vitale, ancora prima che ci rendessimo conto che c’è stato un tal Friedrich Nietzsche ad esaltarlo. Dioniso è il dio dell’estasi, dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi: rappresenta la vita nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, il primordiale elemento del cosmo, l’incontenibile corrente di vita che tutto pervade. Non so se poi De Grandi abbia espresso questo, ma una delle lezioni più importanti che ho appreso è che la filosofia vitale del Palio è traboccante di vita, che non la si impara solo passando le notti sui libri, ma vivendo ed esprimendo al massimo il proprio essere contradaiolo, la propria essenza, la propria follia più pura ed autentica, sorridendo e lasciandosi andare al flusso della vita, in quel magnifico ed entusiastico "si" che Nietzsche tanto amava.

Massimo Biliorsi