PINO DI BLASIO
Cronaca

I segreti di Igor Bidilo, tra petrolio e locali Il magnate kazako con residenza a Roma

L’acquisto del superattico in Piazza Borghese per 19 milioni di dollari, i domicili fiscali e i 180 milioni non dichiarati in Estonia. L’unica intervista a La Nazione nel febbraio 2019. "Un giro d’affari da un miliardo di dollari, pago di tasca mia, non uso scatole cinesi"

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di Pino Di Blasio

Il compito cruciale per l’avvocato Carlo Arnulfo sarà dover dimostrare che le operazioni del magnate kazako Igor Bidilo, gli affari della Somitenko e della Portland con sede legale nelle Isole Vergini Britanniche, i redditi per 180 milioni di dollari non dichiarati in Estonia, con 35 milioni di dollari evasi a Tallinn, con 11 milioni e mezzo di euro usati poi per gli acquisti in Italia, erano ’neutre’, fiscalmente. L’avvocato ha già incaricato un pool di esperti estoni per dimostrare la bontà della tesi. Che però si scontra con il fatto che Igor Bidilo avrebbe pagato 19 milioni di dollari l’attico e il superattico a Roma da residente fiscalmente in Italia. E quegli spazi lussuosi, ora finiti sotto sequestro per la parte di proprietà del manager kazako, sarebbero stati comprati come prima casa.

Ma allora qual è la verità su Igor Bidilo? Uno che gioca a monopoli con le società off shore, che ha interessi dalla Russia alla Francia, fa operazioni immobiliari lussuose a Vienna, progetti industriali verdi in Estonia e affari con il petrolio in tanti Paesi del mondo, può inciampare sul fatto di aver dichiarato la residenza fiscale in Italia per comprarsi un attico dalle parti di Villa Borghese?

Mentre l’avvocato Arnulfo, ovviamente assistito dallo stuolo di legali internazionali, a partire da quelli di Ginevra, aspetta il parere degli esperti fiscalisti estoni, riavvolgiamo il nastro per ricordare quello che si sa di questo imprenditore del petrolio nato in Kazakistan il 12 aprile del 1966, sposato con Elena Serebrova, padre di 5 figli, 4 maschi e una femmina, la più grande, che ha 34 anni. L’unica sua intervista è quella rilasciata al vostro cronista seduto a un tavolino di un locale in Piazza del Campo, agli inizi di febbraio del 2019. Ed è l’unica foto certificata di Igor Bidilo, che leva il calice di vino in compagnia dei suoi soci di Sielna, Maxim Constantin Catalin e Cataldo Staffieri.

"Sono kazako, ho passaporto cipriota. Il mio gruppo si chiama Atek, sono in società con mio fratello Evugeni. Abbiamo Kpmg come advisor, da 15 anni. Sono un uomo d’affari che fa trading col petrolio e che guadagna tanto perché ha brevettato un sistema che connette il settore del petrolio con l’acciaio. Un metodo che utilizza una sostanza di risulta dalla raffinazione del petrolio, utilizzata come combustibile negli altoforni, che consente un risparmio del 30% dell’energia. Grazie al brevetto incasso commesse e royalties per 40 milioni di dollari l’anno". Così iniziò l’intervista di Bidilo. Che parlòdegli affari immobiliari con la società Kesko 000 diretta da suo fratello a Mosca, dei contratti miliardari con Bashneft e altri gruppi dell’energia e della svolta grazie al brevetto sul petrolio per le acciaierie.

"Ho cominciato nel 1990, non sono un novellino - dichiarò Bidilo quel giorno -. Sono vicino al miliardo di dollari come volume d’affari. E sono affari con società trasparenti, alla luce delle sole, non scatole cinesi o paradisi fiscali. Assumo i rischi in prima persona, pago ciò che compro coi miei soldi, passando anche per le banche italiane".

Perché uno che ha interessi nel petrolio e nell’acciaio sceglie Siena per i suoi affari? "Perché questo - rispose il magnate - è un paradiso, uno dei pochi rimasti intatti al mondo. Dipendesse da me non mi muoverei mai dalla mia villa a Santa Colomba".

Tutto cominciò con l’acquisto della villa di Salvatore Caiata per 3 milioni e 800mila euro, stando a quanto emerse dal processo che finì con l’archiviazione delle accuse nei confronti del deputato di FdI. Poi venne l’amicizia con Maxim e Staffieri, l’acquisto dei locali in Piazza di Caiata, poi quello di Andrea Bellandi, l’affare del marchio Nannini, con tanto di passerella al Conca d’Oro. E poi sempre più su, passando per le Giubbe Rosse e Scudieri a Firenze, il ristorante Valentino Vintage a Milano, il tentativo di comprarsi la Pernigotti, la partecipazione alla gara per l’ex convento di Sant’Orsola a Firenze. Uno shopping quasi compulsivo, per ora fermato dalla procura di Siena.