Gratteri: "Le mafie investono in Toscana. Attenti ai continui passaggi di proprietà"

Il procuratore di Napoli ai Rozzi. "Serve ancora più rigore e attenzione degli amministratori e degli investigatori"

di Laura Valdesi

SIENA

"La Toscana in genere è una regione ricca, bellissima. Dove tutto è allettante. Dove non solo investitori stranieri possono ritenere un affare comprare un albergo, un ristorante, un casale o un vigneto. Le mafie, che hanno milioni di euro, investono anche qui perché si tratta di un impiego sicuro. Produttivo". Sollecitato sul tema mette dunque in guardia il neo procuratore di Napoli Nicola Gratteri, simbolo della lotta alla criminalità organizzata, a margine della presentazione del suo ultimo libro "Il Grifone", scritto con Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, che era con il magistrato ieri a Siena.

Se si chiede al procuratore Gratteri a cosa devono stare attenti gli amministratori anche in Toscana è netto: "Una terra che ha meno riflettori addosso di altre. Allora occorre stare attenti ai continui passaggi di proprietà, a chi si avvicina all’acquisto di un immobile per capire da dove viene e quale è la sua attività. Occorre maggiore attenzione e rigore anche da parte degli amministratori pubblici oltre che degli investigatori". Ad ascoltarlo in prima fila, al Teatro dei Rozzi, ci sono tra gli altri il prefetto Maltilde Pirrera con il sindaco di Siena Nicoletta Fabio, rappresentanti delle forze di polizia. Che hanno creato un imponente cordone di sicurezza intorno all’evento, a partire dal momento dell’arrivo del procuratore di Napoli. "Bravo!", ha gridato una persona fuori dal teatro. "Grazie per quello che fai", gli ha fatto eco un altro. Poi un lungo applauso.

Non è stata da meno l’accoglienza all’interno, con palchi gremiti fino all’ultima fila. A colpire il fatto che fossero tanti i giovanissimi che invece di dedicarsi allo shopping e all’aperitivo hanno preferito ascoltare il magistrato antimafia. "Questo libro – aveva spiegato poco prima ai giornalisti – è la punta avanzata di ciò che domani saranno le mafie. Capaci di estrarre bitcoin, di arruolare hacker tedeschi e rumeni per effettuare transazioni finanziarie molto sofisticate e in grado di farsi costruire piattaforme creando dei nuovi Telegram o Whatsapp per comunicare tra loro sapendo di non essere intercettati", chiarisce Gratteri. Svelando che la camorra è stata tra le prime organizzazioni criminali ad usare i social per farsi vedere passando il messaggio di un modello vincente. Utilizza soprattutto Tik Tok. Invitando quindi "ad investire non solo sull’assunzione delle forze dell’ordine, il blocco del 2010 ha ricadute evidenti, ma anche sull’acquisto di tecnologia per poter contrastare questa parte delle mafie che saranno il futuro del quale ci interesseremo da qui in avanti".

Declina meglio il concetto quando si spiega, davanti ad un pubblico che ascolta in silenzio assoluto, come adesso non basta seguire le persone, la scia dei soldi. "Occorre lavorare – spiega infatti il procuratore – dove ci sono i paradisi fiscali normativi". Cita Malta, per esempio. Altrimenti l’Europa diventerà, in parte già lo è, una "piattaforma di riciclaggio". Difende il valore delle intercettazioni – "costano 3 euro al giorno facendole per 24 ore e complessivamente 180 milioni, non è un prezzo alto rispetto a quanto servono" –, aggiungendo "che se qualcuno pensa che le indagini si fanno ancora con il maresciallo che controlla fuori non ha capito che sono impossibili senza la tecnologia". Un mantra del libro che è stato presentato, il filo conduttore degli interventi.

E le recenti riforme della giustizia, ad avviso di Gratteri, non aiutano. Anzi, sul tema del contrasto, a suo avviso, stiamo facendo passi indietro. Prima dell’incontro aveva sottolineato, sollecitato sull’argomento, "che occorrono riforme, che servono per velocizzare i processi, senza abbassare il livello di garanzia. Purtroppo quelle degli ultimi due anni e mezzo non hanno portato a tale risultato. Anzi, hanno rallentato". Quanto alle pagelle per i magistrati "non servono se non a burocratizzare e a togliere slancio al ruolo della magistratura, sia inquirente che giudicante. Occorre lavorare con serenità, senza l’ossessione, senza l’idea di essere continuamente sotto giudizio. Se le pagelle servono facciamole per ogni professione, non capisco perché questa attenzione verso la magistratura. Lo stesso vale per i test psicoattitudinali, che siano svolti allora anche per attività delicate, penso alla sanità".