Giovanni Cresti, il garbo al potere. Protagonista in Banca e in Contrada

Una foto una storia Giovanni Cresti fu provveditore a Rocca Salimbeni e dirigente del Valdimontone

Giovanni Cresti, il garbo al potere. Protagonista in Banca e in Contrada

Giovanni Cresti, foto Augusto Mattioli

Oggi parliamo di gentilezza, ma non di quella di facciata, vuota, fatta per fuorviare solo qualche parere. Lo facciamo attraverso la foto di Mattioli che ritrae Giovanni Cresti, uomo di straordinario carisma, immagine perfetta di quello che era il Monte dei Paschi negli anni d’oro. Una grande carriera sempre portava avanti con garbo e misura, come si usava un tempo, qualcuno aggiungerebbe. Come si dovrebbe fare sempre, aggiungiamo noi.

Fu Amintore Fanfani che lo volle nel 1975 provveditore della Banca, una scelta illuminata: Cresti era gentile per prudenza e per lo stesso motivo un ’senese delle lastre’ fu scelto dal Governo. Ma anche i senesi, lo sappiamo, sotto la maschera hanno un viso, ed il suo appare sempre nella coerenza di un amore illimitato verso la città e verso la sua Contrada, il Valdimontone. Come questi personaggi riuscissero a coprire tante cariche allo stesso momento, ancora è difficile da spiegare. Eppure ci riuscivano. Ed il bello era che certe figure apparivano fermamente normali, che quel garbo, quella gentilezza e quella umiltà, di cui oggi abbiamo estremo bisogno, era frutto di una qualità della vita fatta di gesti antichi, pieni di pudore. Cresti ci insegnava che il garbo è roba per pochi, lo sentivamo nei discorsi pubblici, nella dichiarazione di opinioni espresse sempre in modo amabile.

Essere al centro del potere non significava nulla di più dell’esercizio delle funzioni. Vai a spiegarlo oggi. Anche alle feroci critiche che gli piovvero addosso per certe appartenenze, sembravano più un gioco delle parti che insinuanti verità. La sua difesa sta tutta nella compostezza tutta senese, quella vera e non da cartolina, quella ordinata degli angeli di Duccio, di Segna di Bonaventura, e ce lo ricordiamo per le strade di Siena camminare, proprio come gli Angeli di Duccio con quel modo di camminare, di volgere la testa, di muovere le mani, di abbassare per pudore lo sguardo.

Questo era Giovanni Cresti, che non portò la Banca avanti solo come struttura di credito: comprò opere d’arte, acquisì quello straordinario tesoro che è la tenuta di Fontanafredda, restaurò la rocca portando l’architetto Spadolini, con un altro architetto, Michelucci, portò la bellezza alla filiale di Colle e poi con la stessa eleganza lo incaricò della sede della sua Contrada, incentivò assunzioni, fece grande ciò che già lo era. Del resto tutto quel garbo, quello stile sobrio ci faceva esclamare: ecco una persona egregia, inappuntabile, così nei modi come nelle parole. Insomma, una persona perbene.

Massimo Biliorsi